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Uno spazio aperto al dialogo con l’arte contemporanea, con la sperimentazione e con la formazione, per interpretare e discutere dei tempo presente e del domani. Sarà questo lo spirito che animerà la Fondazione Antonio Dalle Nogare, appena presentata, una nuova istituzione privata che si inserisce nella geografia internazionale dell’arte e della cultura, facendo tesoro dell’esperienza passata.
Già presente a Bolzano con il suo spazio espositivo fin dal 2011, quella che da oggi sarà la Fondazione Antonio Dalle Nogare ha ospitato, negli anni, progetti espressamente creati per un pubblico locale e internazionale, tra mostre e residenze, intessendo relazioni con altre realtà del territorio, come Kunst Merano Arte, Ar/Ge Kunst e Museion. L’edificio che ospita la Fondazione, progettato dall’architetto Walter Angonese, affiancato dal collega Andrea Marastoni, si è infatti trasformato in un luogo d’incontro tra artisti affermati, giovani emergenti e pubblico eterogeneo, tra addetti ai lavori, appassionati, docenti, studenti e visitatori.
Primo passo di questo nuovo corso sarà “Fault line”, mostra di Rayyane Tabet, a cura di Vincenzo de Bellis, che aprirà il 22 settembre 2018 e sarà visitabile fino al 1 giugno 2019. Tabet, nato nel 1983, ad Achqout, Libano, ha conseguito una laurea in Architettura presso la Cooper Union di New York e un Master in Belle Arti presso l’Università della California, a San Diego, e attualmente vive e lavora a Beirut. Per la sua mostra a Bolzano, ha coinvolto realtà scientifiche e industriali locali, tra cui gli operatori delle cave di marmo di Lasa, l’ufficio Geologia della Rafensteiner Weg, l’archivio storico della città e i singoli proprietari delle cave di porfido. Già presente nella prestigiosa collezione di Antonio Dalle Nogare, l’artista è stato invitato dalla Fondazione a inaugurare il nuovo programma di mostre, intraprendendo un lavoro di ricerca durato un anno, necessario per scandagliare in profondità storie, ricordi e luoghi legati al territorio di Bolzano e dell’Alto Adige. Il risultato sarà una grande installazione site-specific, in cui si intrecceranno relazioni personali e rapporti geopolitici, tra materiali come marmo e acciaio che, da un lato, rappresentano gli elementi del paesaggio altoatesino e, dall’altro, rispecchiano metaforicamente diversi momenti socio-economici della storia locale.
In programma, oltre all’attività espositiva, anche programmi di residenze d’artista e piattaforme di incontro tra artisti e curatori, partnership e collaborazioni con altre fondazioni e istituzioni.