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Wesselmann e il sesso
Progetti e iniziative
Bellezza ed erotismo, nell’arte pop di uno dei più grandi autori americani del ‘900. Villa Paloma a Monaco ospita Tom Wesselmann e il suo universo “proibito”
“Una mostra che sarebbe piaciuta all’artista”, spiega il curatore Chris Sharp, anche per quella vicinanza (che in questo contesto contempla pure la geografia) con Henri Matisse che insieme a Modigliani e Mondrian è una dichiarata fonte d’ispirazione per Tom Wesselmann (Cincinnati 1931, New York 2004). Lucy Lippard descriveva la serie dei suoi iconici Great American Nudes affermando proprio che “fondono gli arabeschi e la brillantezza cromatica di Matisse con la linea sinuosa di Modigliani e con la struttura rigorosa di Mondrian.”
Selezionando venticinque lavori, realizzati tra il ‘63 e il ’93 – tranne gli assemblaggi sono presenti tutte le tecniche, dal disegno al collage, dalla scultura alla pittura – Sharp, curatore statunitense di base a Mexico City, con il coordinamento scientifico di Cristiano Raimondi – curatore delle mostre e responsabile dello sviluppo e dei progetti internazionali del NMNM – e in stretta collaborazione con The Estate of Tom Wesselmann di New York da cui provengono quasi tutte le opere, ha esplorato aspetti meno prevedibili dell’opera di Wesselmann.
Tom Wesswlmann, vista della mostra, foto Jeffrey Sturges 2018/ NMNM, The Estate of Tom Wesselmann, Lycensed by Vaga, NY
La gioia del sesso è evocata esplicitamente dai turgidi capezzoli o dai peni in erezione, non meno che nella descrizione ambigua del regno vegetale. Nelle forme sensuali degli oggetti c’è traccia di una nota “camp”, una sorta di umorismo un po’ esagerato – “alla maniera di Almodóvar dei primi tempi” – all’interno di un’immaginario in cui la classicità del corpo umano (integrale o frammentario) ha lo stesso valore gerarchico degli oggetti stessi, sia nella bidimensionalità che nella tridimensionalità.
Così la cintura maschile nera (My Black Belt, 1983-1990) – chiaramente fallica – come il reggiseno di cartone (Dropped Bra (Big Maquette), 1978-1980) e il plexiglass da cui prendono forma le mutandine attorcigliate alle scarpe da ginnastica (Sneakers and Purple Panties, 1981), sarebbero sempre la celebrazione di quello stesso attimo carico di eccitazione – la frenesia del momento – legato sì alla sessualità, ma decisamente in una visione di possibilità di matrice consumistica: “sta giocando con quest’idea di grandiosità.”
“Si può dire che nel suo lavoro siamo entrati nella Pornotopia. Non è più pornografia, ma qualcosa che è strettamente legato al boom economico che c’era nel dopoguerra in Europa, ma soprattutto negli Stati Uniti”.
Tom Wesswlmann, vista della mostra, foto Jeffrey Sturges 2018/ NMNM, The Estate of Tom Wesselmann, Lycensed by Vaga, NY
“Facendo le ricerche sulla sessualità, ho letto The Other Victorians: A Study of Sexuality and Pornography in Mid-Nineteenth-Century England (1964) dell’accademico americano Steven Marcus. ” – spiega Chris Sharp – “Un libro geniale che è stato molto citato, soprattutto nella letteratura e anche nell’arte, in cui l’autore parla di pornografia nell’Inghilterra del XIX secolo. Il problema non era tanto legato al tabù del sesso di per sé, quanto alla paura di perdere potere. All’epoca, infatti, c’era la superstizione che lo sperma fosse qualcosa di limitato: ce n’era solo una certa quantità e dopo si perdeva. Marcus notò anche che a quei tempi, in Inghilterra, per indicare l’orgasmo al posto del termine ‘venire’ si usava ‘spendere/consumare’. Quindi una sessualità legata all’economia. La pornografia, alla fine, rifletteva questa paura di impoverimento per il troppo consumo, per questo inventarono una ‘pornotopia’ che attraverso l’immaginazione permetteva di consumare una quantità illimitata di seme. ”
Tom Wesswlmann, vista della mostra, foto Jeffrey Sturges 2018/ NMNM, The Estate of Tom Wesselmann, Lycensed by Vaga, NY
In questa mostra intensa ed equilibrata, in cui le opere hanno lo spazio giusto per dialogare tra loro senza seguire necessariamente un iter cronologico, un altro aspetto significativo è l’approccio metodologico dell’artista, di cui emerge la cura quasi maniacale nel conservare tutti i passaggi creativi – schizzi, bozzetti, maquette fino all’opera finale – come vediamo, ad esempio, in Bedroom Face with Lichtenstein (Artist’s Variation) (1988-1992), realizzata su alluminio sagomato e nel modellino Maquette for Bedroom Face with Lichtenstein (3-D) (1989) o nel piccolo disegno su carta a matita, pastello colorato e acquerello Study for Tongue Out Stockinged Nude (1968 c.).
Passaggi intimi in cui l’immaginario collettivo spazia, librando fantasie che aspirano all’immortalità.