26 febbraio 2015

Come si taglia!

 
Paese strano l'Italia, e ancora più strana la sua Capitale piena di storia e di arte. Che quest'anno si avventa sul suo tesoro una nuova sforbiciata: 27 per cento in meno di fondi per la cultura

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Viene da iniziare a scrivere di questo argomento con una interiezione: boh. Perché continuamente si dibatte dell’importanza del ruolo della cultura e poi si tolgono fondi. Perché? Boh. Idem quando si parla di scuola: medesima esclamazione: Boh! Di fronte alla logica della mancanza di denaro per quel che continuamente si blatera come fondamentale per lo sviluppo dell’Italia non c’è che un annichilimento che non è rassegnazione, è più che altro incredulità. Stiamo ancora inveendo contro gli olandesi e il loro attacco alla Capitale che non passano nemmeno tre giorni e la stessa Roma si attacca dall’interno, come se fosse morsa da una specie di cancro e, forse, in questo caso non c’è nemmeno più l’obbligo dello scetticismo: la malattia è evidente. E la sua temperatura segna meno 27. Un numero che è la percentuale di fondi sottratti e che Roma non vedrà nel bilancio 2015 per la cultura: «La scure dei tagli è pesantissima su tutti gli assessorati», ha dichiarato l’assessore Giovanna Marinelli durante la seduta della commissione capitolina per i Beni Culturali. E il boh è ancora più grande perché si parla anche di “internalizzazione” delle biblioteche della Capitale, per una “gestione più efficiente” ma, sottolinea Marinelli «Si eviteranno tagli e non ci sarà nessun licenziamento e i risparmi saranno reinvestiti nelle stesse biblioteche». Ma il 27 per cento in meno, ovviamente si ripercuoterà anche su questo settore e chissà su quali altri (No? Uno sicuramente, come già annunciato qualche settimana fa, potrebbe essere il programma dell’Estate Romana, per cui  guarda caso non vi è una lira nelle casse). Boh. Ci preoccupiamo del danno che hanno fatto quelli del Feyenoord a Piazza di Spagna, ma l’equazione con gli hoolingans in questo caso ha dell’allucinante, e dell’allucinazione: con questa ulteriore mannaia si avvicina un altro po’ al baratro la Capitale d’Italia. La si uccide senza fare rumore, togliendo il terreno, come se la città fosse poggiata su sabbie mobili in grado di inghiottire quei programmi che dovrebbero renderla più luminosa, più forte economicamente, più internazionale nella promozione di sé stessa. I tifosi l’hanno sfregiata con veemenza, urla, fumo e bottigliate, noi l’ammazziamo rendendola pezzente. E sia chiaro, il discorso non vale solo per la città eterna. Il gatto continua a mordersi la coda, a perdere terreno nella corsa. E ormai anche il motivo dello scollamento tra la realtà e la propaganda sembra sfuggire. E si continua a tagliare quando si dice di investire. Chi potrà risponderne? Boh?

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