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Sapevate che Vincent Van Gogh è stato uno dei collezionisti più importanti di stampe giapponesi? Probabilmente sì e forse dovreste sapere anche che non lo fece per puro diletto ma per interesse commerciale. Così sostengono Chris Uhlenbeck, Louis van Tilborgh e Shigeru Oikawa, autori di Japanese Prints. The Collection of Vincent van Gogh, catalogo appena pubblicato da Thames and Hudson (ordinabile qui su Amazon) per il Van Gogh Museum che, evidentemente, non ha affatto paura di smontare l’immagine romantica del proprio eroe eponimo.
Nel catalogo sono analizzate in dettaglio circa 150 stampe, delle quali se ne ripercorre la storia, dalla realizzazione a fino a quando giunsero nelle mani di Van Gogh. Il grande artista ne comprò circa 660, da Siegfried Bing, di autori come Hiroshige, Kuniyoshi e Kunisada e, per facilitarne la vendita, le espose nel leggendario Café du Tambourin di Parigi, gestito dall’altrettanto famosa Agostina Segatori, modella molto in voga ai suoi tempi, tra le favorite di Edouard Manet e Jean-Baptiste Corot, oltre che compagna dello stesso Van Gogh. Ma tutti sappiamo che Vincent non era un tipo molto fortunato e l’asta si rivelò un disastro. Fortunatamente, era più in gamba come artista che come mercante e fu proprio da quelle stampe invendute che trasse l’ispirazione decisiva per la sua poetica, trasformando un fallimento in una delle cause del suo successo. Ovviamente postumo.