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Nel 1816 Mary Shelley scrisse Frankenstein mentre trascorreva l’estate a Villa Diodati, in una piccola località sul Lago di Ginevra, in Svizzera, in compagnia della sorellastra, Lord Byron, Percy Bysshe, e John Polidori. Quell’anno è oggi conosciuto come “l’anno senza estate”, perché il clima si alterò dopo l’eruzione del vulcano Tambora, nell’isola di Sumbawa, nell’attuale Indonesia. La grande quantità di cenere non permise al sole di penetrare l’atmosfera provocando un grosso calo della temperatura globale. A causa del maltempo che costrinse il gruppo di amici in casa, Byron propose ai suoi compagni di inventare storie di paura per passare il tempo. Ecco come Mary Shelley scrisse quello che divenne il suo romanzo più importante, Frankestein. Affascinata da questa storia, nel 2016 la fotografa inglese Chloe Dewe Mathews, mentre si trovava a Verbier, in Svizzera, per una residenza, scattò una serie di immagini dei suggestivi paesaggi alpini che tanto tempo prima, avevano ispirato Shelley. Negli scatti, enormi montagne innevate vengono contrapposte a una fitta rete di bunker sotterranei, costruiti negli anni ’60 per proteggere l’intera popolazione del Paese in caso di guerra nucleare. Nella serie “In Search of Frankestein” il contrasto tra sopra e sotto, tra natura e artificiale è una sorta di ammonimento, per ricordare agli esseri umani cosa può succedere se ci si spinge troppo oltre: la tecnologia, l’etica della scienza e il nostro rapporto conflittuale con la natura sono i temi principali del lavoro di Dewe Mathews, che è stato pubblicato questo mese in un volume, edito da Kodoji Press.