07 marzo 2015

L’uomo, 400mila anni prima

 
Un frammento di mandibola, dopo due anni di analisi, rivela un altro pezzetto di dna dell'evoluzione umana: siamo nati 400mila anni prima di quanto si pensi. E sì, senza dubbio, siamo tutti africani!

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Che sia giunto il tempo di mettere da parte le chiacchiere da bar sulla presunta supremazia dell’uomo bianco e affini scemenze? Per la verità sarebbe tempo da secoli, ma purtroppo la realtà e le sue parole sono quelle che sono, inutile nascondere la testa sotto la sabbia.
Eppure da oggi c’è un’altra certezza del fatto che discendiamo tutti da quella grande madre della Terra che è l’Africa: dopo due anni di analisi sul frammento di una mandibola ritrovata tra detriti fini in un angolo dell’Etiopia, si scopre che questo pezzo d’osso, con cinque denti ancora incastonati, risale a 400mila anni prima rispetto ai primi reperti del genere “Homo” che si erano ritrovati e che risalgono a 2 milioni e 800mila anni fa.
Erano nostri antenati, eravamo noi in embrione. Ed è romantico, e anche consolatorio, pensare che questi ultime manciate di mila anni che abbiamo dato per scontato essere la nostra storia siano solo un infinitesimo brandello di una vecchiaia davvero epocale, che chissà quante ere ha visto con chissà quali regole, spostamenti, migrazioni. 
«È il primo fossile che incontriamo sul ramo genetico che porta verso di noi», ha detto Brian Villmoare, professore all’Università del Nevada, autore principale dello studio pubblicato sulla rivista Science. Gli esperti hanno poi descritto il fossile come un rappresentante “anticipatore” delle specie che hanno portato agli esseri umani moderni, anche se la dentatura in questione non sarebbe di un homo sapiens a tutti gli effetti.
Poco male, tanto abbiamo dimostrato a più riprese che di essere “sapiens” non ne abbiamo voluto sapere mezza, e che le teorie evoluzionistiche sono state spesso usate solamente per nuocere al prossimo, da un capo all’altro del mondo “civile” che questi ultimi annetti di storia hanno creato.  
Insomma, per le riviste scientifiche si apre un nuovo capitolo nella storia dell’evoluzione in Africa, che si collega ovviamente alla nostra e, anzi, l’abbraccia in toto, insieme alla comprensione degli ambienti in cui l’umano si è sviluppato. Per tutti gli altri, più prosaicamente, dovrebbe essere un incentivo contro il razzismo, contro gli spot anti-evoluzionistici, contro la paura dilagante di quella storia infinita e senza profeti e santi, ma solo con la propria capacità di vivere, adattarsi ed evolversi. Un bell’augurio, in questi tempi meschini nei confronti del proprio passato, delle icone della storia e delle teorie scientifiche. (MB)

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