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Il noto critico d’arte, sottosegretario ai Beni Culturali aveva – tra le altre – le deleghe per le manifestazioni artistiche ‘statali’ come la Triennale di Milano, la Quadriennale di Roma e la Biennale di Venezia. Vittorio Sgarbi avrebbe dichiarato, nella lettera di consegnata nella mani del ministro in carica Giuliano Urbani di non poter condividere metodi e destino di questo Ministero. Finsce così un anno di ‘sottosegretariato’ tra continue polemiche, incomprensioni, boutade. Spinto in egual misura da un’incredibile passione artistica e da una massiccia dose di manie di protagonismo, il sottosegretario consegna alle cronache le litigate a distanza con Urbani, le cattiverie su Francesco Bonami, direttore della biennale d’arti visive, il tapiro sul capo del povero Valerio Staffelli di Striscia la Notizia, la querela agli inviati de Le Iene, le contestazioni al Salone del Libro e l’affaire Telemarket.
primo aggiornamento – Prima di consegnare la lettera ad Urbani pare che il sottosegretario si sia espresso sfavorevolemente contro il provvedimento sull’l’alienazione del patrimonio dello Stato di cui ampiamente parliamo nell’editoriale di Ugo Giuliani attualmente in prima pagina.
secondo aggiornamento – Il ministro Giuliano Urbani ha dichiarato che Sgarbi rimarra come consulente e collaboratore del ministero. Ha inoltre fatto intravedere per il critico d’arte un imminente incarico governativo internazionale, orientato alla promozione all’estero dell’arte italiana (speriamo non soltanto quella antica). La recente crociata, da parte di Sgarbi, in favore di una mostra d’arte italiana allestita in Australia e bersagliata dalla critica locale può aver giocato un ruolo fondamentale?
terzo aggiornamento – Le deleghe erano finzioni ha dichiarato Sgarbi. Il sottosegretario ha dichiarato di aver rinunciato alle deleghe perché non aveva in realtà alcuna influenza negli ambiti che gli erano stati prospettati. Dimostrazione sarebbe stata la Biennale di Venezia dove è stato scelto prima Bernabè e poi Bonami alle Arti Visive, due personalità non gradite al Vittorio nazioanle. La classica ‘goccia che ha fato traboccare il vaso’ sarebbe stata la votazione sul DL n°63, che agli articoli 7 e 8 prevede espressamente “l’alienazione del patrimonio dello Stato”. Se passa senza modifiche, il decreto rischia – dice Sgarbi – di rendere possibile l’ipotetica vendita del Colosseo. In conclusione il critico d’arte si è detto sempre più convinto di rimanere al Ministero come collaboratore senza deleghe. (massimiliano tonelli)
[exibart]
…mi chiedevo se il collaboratore senza deleghe si becca lo stipendio…
E alla fine mi toccherà pure esser daccordo col sgarbi! e pensare che non volevo morir democristiano
senza deleghe se si becca lo stipendio? se lo becca se lo becca, quando mai sgarbi fa nulla per nulla.
Sgarbi? Narciso infranto…,cosa rimane di lui? Litigi, querele, elogio del modernariato, presunte fidanzate, telemarket forever, tapiri,ecc.