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Achille Pace / Marbel – Il segno-materia e la forma
Il maestro e l’allieva, l’artista affermato in campo internazionale e la intuitiva esordiente, danno origine ad una suggestiva e stimolante esposizione che spazia dalla Poetica del filo di cotonedei quadri minimalisti di Achille Pace alla ipnotica rifrazione della luce di Marbel
Comunicato stampa
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Achille Pace, Maestro dell'Astrattismo italiano, e Marbel, alla sua seconda personale, il 18 aprile 2019 presso la Galleria SMAC, Segni mutanti dell'Arte Contemporanea, di Roma inaugureranno la mostra Ilsegno-materia e la forma a cura di Erminia Turilli, in cui verranno presentate opere antologiche del M° Achille Pace, dagli anni Settanta ad oggi, e di Marbel, dagli anni Ottanta al 2019.
Il maestro e l'allieva, l'artista affermato in campo internazionale e la intuitiva esordiente, danno origine ad una suggestiva e stimolante esposizione che spazia dalla Poetica del filo di cotonedei quadri minimalisti di Achille Pace alla ipnotica rifrazione della luce di Marbel. Un gigante dell'Arte contemporanea, geniale interprete dell'Astrattismo, dell'Arte poverae del Minimalismo, precursore di una colta ispirazione ambientalista, ideatore e direttore artistico del Premio Termoli dal 1960 al 2014, espone opere che tracciano il percorso della suo lungo viaggio nell'arte. Marbelpresenterà invece la sua dichiarazione di poetica Metamorfosi della materia come fenomenologia della luce, del segno e dell'immagine edesibirà una selezionedi opere cheraccontano la sperimentazione che ha avviato negli anni Ottanta, attraversando l'Informaleper confluire infine nell' Arte povera teorizzata da Germano Celant.
Achille Pace, classe 1923, dopo un soggiorno in Svizzera, a sedici anni inizia a dipingere partendo dal cromatismo degli espressionisti tedeschi della Brùeke dei primi anni del secolo e dal grafismo segnico dello svizzero Paul Klee. L’uso del segno come espressione artistica è stato basilare ed essenziale per l’artista, che ne spiega gli innumerevoli significati nella sua Dichiarazione di Poetica del 1960. Nello stesso anno viene invitato dal comune di Termoli a dirigere la galleria civica di Arte contemporanea e lì dà origine al Premio Termoli, rassegna di grande successo nazionale, condivisa con critici del calibro di Giulio Carlo Argan, Palma Bucarelli, Nello Ponente, Filiberto Menna, Giuseppe Gatt, Italo Tomassoni e molti altri. Nel 1962 fonda a Termoli il Gruppo Uno, con Gastone Biggi, Nicola Carrino, Nato Frascà, Pasquale Santoro e Giuseppe Uncini, che si scioglierà nel 1967. Dal 1941 frequenta Giulio Turcato di cui fa propria la sensibilità cromatica. La produzione artistica di Pace nel corso del tempo diventa sempre più originale ed autonoma. A partire dal 1959 il filo di cotone è il protagonista esile e assoluto della sua arte. Carico di significati simbolici, viene applicato su campi neutri o monocromi (azzurri, bianchi, grigi, neri e rossi) spesso scuri. Achille Pace, seguendo il suo filo di Arianna, esce in seguito dal labirinto dell’Informale, prosegue e incontra nuovi stimoli: nascono così le nuove opere materiche/minimaliste, per sconfinare infine nell’Arte povera. Il filo, da oltre cinquant'anni, resta la cifra poetica del suo creare, determina e delimita gli spazi, realizza nuovi percorsi cromatici e formali, attraversa paesaggi, dà origine a nuovi simboli e sconosciute scritture.La sua arte, strutturata su una forma di linguaggio essenziale-minimo, ricorda l’esperienza Zen e la sua esistenza, sobria e coerente. Un filo di sottile materia, umile, ma preciso e deciso nel suo essere, collega ai miti del passato, segue e documenta la nostra realtà, costringe alla meditazione, proietta senza indugi e pentimenti verso il futuro.
Marbel è l'acronimo di Maria Bellante. Veronese, docente di Letteratura inglese, vive a Londra dal 1950 al 1959, si trasferisce nel 1960 a Roma dove conosce Achille Pace, che diventerà il suo maestro e compagno di vita . Frequenta molti artisti appartenenti all' Arte del Novecento, fra cui quelli più vicini alla sua ricerca: Guidi, Mannucci, Marotta. Montanarini, Tano Festa, Turcato.L'artista si considera una sperimentatrice che supera gli strumenti tradizionali (tele, colori a olio, tempere, smalti), per trovare un suo strumento essenziale, la carta argentata, e cercare di ottenere una forma di espressione prodotta in modo originale ed autentico. Fa riferimento eticamente al recupero di un mezzo povero, di scarto, per riciclare quello che la nostra cultura consumistica ci impone di convogliare in discarica, aggravando inesorabilmente l’accumulo di scorie e rottami nel ciclo dello smaltimento.Dalla carta argento ricava una serie infinita di immagini suggestive, sempre mutevoli, in cui si inserisce in automatico l’intervento dell’elemento cinetico luminoso, che proietta ogni opera nello spazio evocando raggiere solari, geometrie del labyrintos antico, skyline di paesaggi montani, profili di onde marine alla Katsushika Hokusai, visioni aeree simili a quelle del Gran Teatro a fiore di Zaha Hadidin Cina. Per la moltiplicazione esponenziale della luce e lo spaesamento dell'identità le opere di Marbel ricordano il The tall tree and the eye diAnishKapoor. Sorprendente infine è la similitudine fra alcune delle opere di Marbel in carta alluminio leggere, impalpabili, potentemente simboliche ed evocative di vuoti, lacerazioni, strappi e la scultura in lamiera di alluminio accartocciata di Baldo Diodato, in permanenza nella stazione della metropolitana Quattro giornate di Napoli.
Il maestro e l'allieva, l'artista affermato in campo internazionale e la intuitiva esordiente, danno origine ad una suggestiva e stimolante esposizione che spazia dalla Poetica del filo di cotonedei quadri minimalisti di Achille Pace alla ipnotica rifrazione della luce di Marbel. Un gigante dell'Arte contemporanea, geniale interprete dell'Astrattismo, dell'Arte poverae del Minimalismo, precursore di una colta ispirazione ambientalista, ideatore e direttore artistico del Premio Termoli dal 1960 al 2014, espone opere che tracciano il percorso della suo lungo viaggio nell'arte. Marbelpresenterà invece la sua dichiarazione di poetica Metamorfosi della materia come fenomenologia della luce, del segno e dell'immagine edesibirà una selezionedi opere cheraccontano la sperimentazione che ha avviato negli anni Ottanta, attraversando l'Informaleper confluire infine nell' Arte povera teorizzata da Germano Celant.
Achille Pace, classe 1923, dopo un soggiorno in Svizzera, a sedici anni inizia a dipingere partendo dal cromatismo degli espressionisti tedeschi della Brùeke dei primi anni del secolo e dal grafismo segnico dello svizzero Paul Klee. L’uso del segno come espressione artistica è stato basilare ed essenziale per l’artista, che ne spiega gli innumerevoli significati nella sua Dichiarazione di Poetica del 1960. Nello stesso anno viene invitato dal comune di Termoli a dirigere la galleria civica di Arte contemporanea e lì dà origine al Premio Termoli, rassegna di grande successo nazionale, condivisa con critici del calibro di Giulio Carlo Argan, Palma Bucarelli, Nello Ponente, Filiberto Menna, Giuseppe Gatt, Italo Tomassoni e molti altri. Nel 1962 fonda a Termoli il Gruppo Uno, con Gastone Biggi, Nicola Carrino, Nato Frascà, Pasquale Santoro e Giuseppe Uncini, che si scioglierà nel 1967. Dal 1941 frequenta Giulio Turcato di cui fa propria la sensibilità cromatica. La produzione artistica di Pace nel corso del tempo diventa sempre più originale ed autonoma. A partire dal 1959 il filo di cotone è il protagonista esile e assoluto della sua arte. Carico di significati simbolici, viene applicato su campi neutri o monocromi (azzurri, bianchi, grigi, neri e rossi) spesso scuri. Achille Pace, seguendo il suo filo di Arianna, esce in seguito dal labirinto dell’Informale, prosegue e incontra nuovi stimoli: nascono così le nuove opere materiche/minimaliste, per sconfinare infine nell’Arte povera. Il filo, da oltre cinquant'anni, resta la cifra poetica del suo creare, determina e delimita gli spazi, realizza nuovi percorsi cromatici e formali, attraversa paesaggi, dà origine a nuovi simboli e sconosciute scritture.La sua arte, strutturata su una forma di linguaggio essenziale-minimo, ricorda l’esperienza Zen e la sua esistenza, sobria e coerente. Un filo di sottile materia, umile, ma preciso e deciso nel suo essere, collega ai miti del passato, segue e documenta la nostra realtà, costringe alla meditazione, proietta senza indugi e pentimenti verso il futuro.
Marbel è l'acronimo di Maria Bellante. Veronese, docente di Letteratura inglese, vive a Londra dal 1950 al 1959, si trasferisce nel 1960 a Roma dove conosce Achille Pace, che diventerà il suo maestro e compagno di vita . Frequenta molti artisti appartenenti all' Arte del Novecento, fra cui quelli più vicini alla sua ricerca: Guidi, Mannucci, Marotta. Montanarini, Tano Festa, Turcato.L'artista si considera una sperimentatrice che supera gli strumenti tradizionali (tele, colori a olio, tempere, smalti), per trovare un suo strumento essenziale, la carta argentata, e cercare di ottenere una forma di espressione prodotta in modo originale ed autentico. Fa riferimento eticamente al recupero di un mezzo povero, di scarto, per riciclare quello che la nostra cultura consumistica ci impone di convogliare in discarica, aggravando inesorabilmente l’accumulo di scorie e rottami nel ciclo dello smaltimento.Dalla carta argento ricava una serie infinita di immagini suggestive, sempre mutevoli, in cui si inserisce in automatico l’intervento dell’elemento cinetico luminoso, che proietta ogni opera nello spazio evocando raggiere solari, geometrie del labyrintos antico, skyline di paesaggi montani, profili di onde marine alla Katsushika Hokusai, visioni aeree simili a quelle del Gran Teatro a fiore di Zaha Hadidin Cina. Per la moltiplicazione esponenziale della luce e lo spaesamento dell'identità le opere di Marbel ricordano il The tall tree and the eye diAnishKapoor. Sorprendente infine è la similitudine fra alcune delle opere di Marbel in carta alluminio leggere, impalpabili, potentemente simboliche ed evocative di vuoti, lacerazioni, strappi e la scultura in lamiera di alluminio accartocciata di Baldo Diodato, in permanenza nella stazione della metropolitana Quattro giornate di Napoli.
18
aprile 2019
Achille Pace / Marbel – Il segno-materia e la forma
Dal 18 aprile al 05 maggio 2019
arte contemporanea
Location
SMAC – SEGNI MUTANTI ARTE CONTEMPORANEA
Roma, Via Velletri, 30, (Roma)
Roma, Via Velletri, 30, (Roma)
Orario di apertura
Tutti i giorni esclusa la domenica dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00
Vernissage
18 Aprile 2019, Ore 18.30
Autore
Curatore