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Genova Napoli Palermo. La sottocultura punk nell’Italia degli anni ’80
La mostra mette in dialogo diretto le tre esperienze parallele testimoniate nelle fotografie recuperate dagli archivi dei tre autori, restituendo il ritratto di una generazione che condivideva lo stesso modo di stare e di guardare al mondo da tre città portuali nell’Italia postindustriale degli anni ’80
Comunicato stampa
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GENOVA NAPOLI PALERMO
La sottocultura punk nell’Italia degli anni ’80
18 Aprile - 8 Giugno 2019
BACO about photographs - MINIMUM
Via Giacalone 33-35, Palermo
Una mostra ideata da Baco about photographs e prodotta in collaborazione con Minimum. Le due realtà palermitane dedicate alla fotografia, da sempre vicine e in costante scambio, mettono insieme energie, competenze e spazi per dare luogo ad una esposizione che presenta, per la prima volta insieme, i lavori di: Antonio Amato (Genova), Toty Ruggieri (Napoli) e Fabio Sgroi (Palermo), già usciti tra il 2016 e il 2018, in tre volumi editi da YARD PRESS, editore indipendente.
La mostra, mettendo in dialogo diretto le tre esperienze parallele testimoniate nelle fotografie recuperate dagli archivi dei tre autori, restituisce il ritratto di una generazione che condivideva lo stesso modo di stare e di guardare al mondo da tre città portuali nell’Italia postindustriale degli anni ’80.
Tutte le stampe esposte sono prodotte da Cutterfish lab, il nuovo laboratorio di stampa fotografica fine art (analogica e digitale) situato negli spazi di MINIMUM e co-gestito con BACO.
Per l’occasione Tomo presenterà un edizione limitata di poster ispirati dai lavori in mostra.
"Un sottofondo rumoroso, caotico e vibrante. Una linea di basso continuo che si diffonde riecheggiando fino ai giorni nostri. Un’energia vitale, violenta e travolgente, concorre a creare situazioni, costruire relazioni ed esperienze autentiche fino al midollo, complice l’innata rabbia creativa di una gioventù allora forse a malapena maggiorenne.
Erano tempi in cui le idee circolavano a gran velocità, i gruppi musicali erano catalizzatori di energia, rivolta e nuove forme di espressione; tempi in cui, grazie anche al geniale sistema di falsificazione dei biglietti interrail, si viaggiava in lungo e in largo per tutta Europa a pochi spicci, visitando grandi metropoli - prime fra tutte Londra e Berlino - facendo conoscenze, intessendo rapporti e assorbendo come spugne le esperienze condivise con i giovani delle altre città.
Le strade e i primi spazi occupati - come il Virus di via Correggio a Milano, che accese la scintilla punk del Bel Paese - costituivano imprescindibili punti di aggregazione: era ancora nelle piazze che si consumavano le avventure, che nacque il bisogno di occupare i primi centri sociali autogestiti e che velocemente si fece strada la contagiosa cultura del “Do It Yourself”.
Questa è - almeno in parte - l’Italia nel bel mezzo degli anni Ottanta. A questi antagonisti della noia e del “politically correct” i fotografi Antonio Amato, Toty Ruggieri e Fabio Sgroi hanno rivolto il loro sguardo, restituendoci un ritratto compulsivo e nevrotico dei protagonisti di uno dei periodi creativamente più produttivi della storia del nostro paese - e forse proprio uno degli ultimi. Fotoreporter per vocazione, Toty Ruggieri nel 1984 lavorava già come inviato di “FRIGIDAIRE”, Antonio Amato avrebbe in futuro collaborato con diverse testate nazionali, mentre Fabio Sgroi entra a far parte, nel 1986, dell’agenzia di Letizia Battaglia e Franco Zecchin, Informazione fotografica, per conto del quotidiano “L’Ora” di Palermo. Ma più che reportage, queste immagini sono piuttosto un prolungamento del loro vissuto, in cui un’urgenza espressiva carica di immediatezza e dotata di un sano tocco di immaturità, si mostra refrattaria a qualsiasi codificazione formale del reale. E forse mai come in questo caso ritorna in mente l’affinità che esiste tra pelle e pellicola e che ci dà la libertà di leggere queste immagini come se fossero un transfert, un prelievo secco, nudo e crudo della realtà “così com’è”, impressa sul supporto della pellicola: una vera e propria dermografia, estrazione a vivo di corpi e volti che si mostrano in danze scomposte.
A Napoli, nel 1984 apriva le porte il Diamond Dogs. Una caverna di tufo a venti metri sottoterra dove tutto si addensava: un luogo singolare che riproduceva - capovolgendole in positivo però - tutte le tensioni che si respiravano in superficie nella città. Le tracce materiche di questo straordinario passaggio sotterraneo, intorbidito dal fumo e dagli umori viscerali della grotta, sembrano essersi depositate, indelebili, su questi negativi. Ma per quanto breve, l’esperienza del Diamond Dogs avrebbe fatto scuola, spianando la strada a pratiche e idee che, a distanza di qualche anno, sarebbero confluite nell’occupazione del TienAment, primo spazio sociale liberato e libertario della città, dove l’allora nascente cultura cyberpunk cominciava ad articolarsi, prendendo forma e trovando espressione nella poetica di gruppi come i Contropotere. Ma questa è ancora un’altra storia...
Se da una parte è vero che Napoli dopo il terremoto del 1980 “rimase in bilico tra la grazia e la disperazione” (Pontoniere) o che Genova stesse attraversando uno dei periodi più feroci di repressione e riflusso dovuto alla presenza di una lotta armata ben radicata nel tessuto urbano della città, mentre a Palermo si assisteva, impotenti, alle stragi di mafia, è anche soprattutto vero che proprio in quegli stessi anni questi giovani visionari sono stati capaci di reagire costruttivamente a tutto ciò, creando, nelle rispettive città, delle dimensioni parallele in cui sperimentare stili di vita e forme di resistenza capaci di rompere definitivamente col passato e di fornire una risposta coerente e incisiva a una società in piena crisi d’identità.
Per quanto diverse dunque potessero apparire per contesto socio-culturale e condizioni di vita Genova, Palermo e Napoli, ciò che è certo è che quel sottofondo rumoroso che scuote il paesaggio urbano di queste città riproduce all’unisono una medesima attitudine, uno spirito e un modo di stare al mondo condivisi da un’intera generazione. "
-Noemi Gentiluomo
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Eng:
GENOVA NAPOLI PALERMO
Punk subculture in Italy in the ’80s
18 April - 8 June 2019
GENOVA NAPOLI PALERMO is an exhibition conceived of by Baco about photographs and produced in collaboration with Minimum. The two Palermo organizations, both dedicated to photography, have always been close and in constant exchange. They bring together energies, skills and spaces to present a show that features work by Antonio Amato (Genoa), Toty Ruggieri (Naples) and Fabio Sgroi (Palermo), exhibited together for the first time. The works were published in 2016-2018 in three volumes by independent publisher Yard Press.
Through images from the three photographers’ archives, the exhibition puts their parallel experiences in direct dialogue. The result is a portrait of a generation from three port cities in postindustrial Italy in the 1980s that shared the same way of being and seeing the world.
All prints in the exhibition were produced by Cutterfish lab, a new fine art printing laboratory (analog and digital) located in the spaces of Minimum and co-managed by Baco.
For the occasion, Tomo will present the limited edition of posters inspired by the works on display.
"A noisy, chaotic, vibrating backdrop. A bass line that spreads out, echoing on until today. A vital, violent, rousing energy that helps create situations, construct relationships and experiences that are authentic to the core. As its accomplice, the innate creative anger of perhaps barely adult youth.
Those were times when ideas circulated at great speed and music groups were catalysts of energy, revolt and new forms of expression; times when, thanks also to an ingenious system of faking Interrail tickets, you could travel across Europe on the cheap, visiting big cities – London and Berlin first among them – meeting people, establishing relationships and, like sponges, absorbing experiences shared with young people from other cities. The streets and the first occupied spaces – like Virus in Milan’s Via Correggio, which set off the punk spark in the Bel Paese – were essential meeting points. It was still in the streets that adventures were to be had, that the need to occupy the first centri sociali autogestiti (self-administered squats/social centers) was born and that the contagious “Do It Yourself” culture quickly caught on.
This was – at least in part – Italy in the middle of the 1980s. It was toward these antagonists of boredom and the politically correct that photographers Antonio Amato, Toty Ruggieri and Fabio Sgroi directed their gaze, giving us a compulsive and neurotic portrait of the protagonists of one of the most creatively productive periods in our country’s history – and perhaps really, one of the last.
A photojournalist by vocation, in 1984 Toty Ruggieri was already working as a correspondent for FRIGIDAIRE*, Antonio Amato would go on to work with various national publications, while in 1986 Fabio Sgroi joined Letizia Battaglia and Franco Zecchin’s Informazione fotografica photo agency, working with Palermo’s daily L’Ora. But more than reportage, these images are an extension of their experiences, in which an expressive urgency loaded with immediacy and equipped with a healthy dose of immaturity shows resistance to any formal codification of the real. And perhaps never does the affinity between skin and film come to mind as in this case, giving us the freedom to read these images as if they were a transfer – a dry, nude and crude sample of the reality “as it was,” imprinted on the surface of the film; a real “dermography”; a live extraction of bodies and faces that are shown in disordered dances.
In Naples in 1984, Diamond Dogs opened its doors. Everything came together in this tuff cavern 20 meters underground: a unique place that reproduced all the tensions felt on the surface in the city, but turned them into positives. The material traces of this extraordinary underground passage, clouded by the smoke and visceral moods of the cave, seemed to be deposited, indelible, in these negatives. But as brief as it was, the Diamond Dogs experience would set a trend, paving the way for practices and ideas that, some years later, would come together in the TienAment squat, the first “liberated and liberating” social space in the city where a then-nascent cyberpunk culture started to articulate itself, taking form and finding expression in the poetry of groups like Contropotere. But that’s yet another story.
It’s true that Naples, after the earthquake in 1980, “was left hanging between grace and desperation” (Pontoniere); Genoa was going through one of its most ferocious periods of repression and reflux due to the presence of an armed struggle that was well-rooted in the urban fabric of the city; and in Palermo, people looked on, powerless, at the Mafia massacres. Yet it’s also especially true that in those very same years, these young visionaries were able to react constructively. In their respective cities, they created parallel dimensions in which to try out lifestyles and forms of resistance that were capable of breaking definitively with the past and providing a coherent and incisive response to a society going through an identity crisis. So, as different as Genoa, Palermo and Naples might appear in terms of their socio-cultural context and living conditions, what is certain is that the noisy backdrop that shook the urban landscape of these cities reproduced, in unison, a common aptitude, a spirit and a way of being in the world shared by an entire generation."
Noemi Gentiluomo
La sottocultura punk nell’Italia degli anni ’80
18 Aprile - 8 Giugno 2019
BACO about photographs - MINIMUM
Via Giacalone 33-35, Palermo
Una mostra ideata da Baco about photographs e prodotta in collaborazione con Minimum. Le due realtà palermitane dedicate alla fotografia, da sempre vicine e in costante scambio, mettono insieme energie, competenze e spazi per dare luogo ad una esposizione che presenta, per la prima volta insieme, i lavori di: Antonio Amato (Genova), Toty Ruggieri (Napoli) e Fabio Sgroi (Palermo), già usciti tra il 2016 e il 2018, in tre volumi editi da YARD PRESS, editore indipendente.
La mostra, mettendo in dialogo diretto le tre esperienze parallele testimoniate nelle fotografie recuperate dagli archivi dei tre autori, restituisce il ritratto di una generazione che condivideva lo stesso modo di stare e di guardare al mondo da tre città portuali nell’Italia postindustriale degli anni ’80.
Tutte le stampe esposte sono prodotte da Cutterfish lab, il nuovo laboratorio di stampa fotografica fine art (analogica e digitale) situato negli spazi di MINIMUM e co-gestito con BACO.
Per l’occasione Tomo presenterà un edizione limitata di poster ispirati dai lavori in mostra.
"Un sottofondo rumoroso, caotico e vibrante. Una linea di basso continuo che si diffonde riecheggiando fino ai giorni nostri. Un’energia vitale, violenta e travolgente, concorre a creare situazioni, costruire relazioni ed esperienze autentiche fino al midollo, complice l’innata rabbia creativa di una gioventù allora forse a malapena maggiorenne.
Erano tempi in cui le idee circolavano a gran velocità, i gruppi musicali erano catalizzatori di energia, rivolta e nuove forme di espressione; tempi in cui, grazie anche al geniale sistema di falsificazione dei biglietti interrail, si viaggiava in lungo e in largo per tutta Europa a pochi spicci, visitando grandi metropoli - prime fra tutte Londra e Berlino - facendo conoscenze, intessendo rapporti e assorbendo come spugne le esperienze condivise con i giovani delle altre città.
Le strade e i primi spazi occupati - come il Virus di via Correggio a Milano, che accese la scintilla punk del Bel Paese - costituivano imprescindibili punti di aggregazione: era ancora nelle piazze che si consumavano le avventure, che nacque il bisogno di occupare i primi centri sociali autogestiti e che velocemente si fece strada la contagiosa cultura del “Do It Yourself”.
Questa è - almeno in parte - l’Italia nel bel mezzo degli anni Ottanta. A questi antagonisti della noia e del “politically correct” i fotografi Antonio Amato, Toty Ruggieri e Fabio Sgroi hanno rivolto il loro sguardo, restituendoci un ritratto compulsivo e nevrotico dei protagonisti di uno dei periodi creativamente più produttivi della storia del nostro paese - e forse proprio uno degli ultimi. Fotoreporter per vocazione, Toty Ruggieri nel 1984 lavorava già come inviato di “FRIGIDAIRE”, Antonio Amato avrebbe in futuro collaborato con diverse testate nazionali, mentre Fabio Sgroi entra a far parte, nel 1986, dell’agenzia di Letizia Battaglia e Franco Zecchin, Informazione fotografica, per conto del quotidiano “L’Ora” di Palermo. Ma più che reportage, queste immagini sono piuttosto un prolungamento del loro vissuto, in cui un’urgenza espressiva carica di immediatezza e dotata di un sano tocco di immaturità, si mostra refrattaria a qualsiasi codificazione formale del reale. E forse mai come in questo caso ritorna in mente l’affinità che esiste tra pelle e pellicola e che ci dà la libertà di leggere queste immagini come se fossero un transfert, un prelievo secco, nudo e crudo della realtà “così com’è”, impressa sul supporto della pellicola: una vera e propria dermografia, estrazione a vivo di corpi e volti che si mostrano in danze scomposte.
A Napoli, nel 1984 apriva le porte il Diamond Dogs. Una caverna di tufo a venti metri sottoterra dove tutto si addensava: un luogo singolare che riproduceva - capovolgendole in positivo però - tutte le tensioni che si respiravano in superficie nella città. Le tracce materiche di questo straordinario passaggio sotterraneo, intorbidito dal fumo e dagli umori viscerali della grotta, sembrano essersi depositate, indelebili, su questi negativi. Ma per quanto breve, l’esperienza del Diamond Dogs avrebbe fatto scuola, spianando la strada a pratiche e idee che, a distanza di qualche anno, sarebbero confluite nell’occupazione del TienAment, primo spazio sociale liberato e libertario della città, dove l’allora nascente cultura cyberpunk cominciava ad articolarsi, prendendo forma e trovando espressione nella poetica di gruppi come i Contropotere. Ma questa è ancora un’altra storia...
Se da una parte è vero che Napoli dopo il terremoto del 1980 “rimase in bilico tra la grazia e la disperazione” (Pontoniere) o che Genova stesse attraversando uno dei periodi più feroci di repressione e riflusso dovuto alla presenza di una lotta armata ben radicata nel tessuto urbano della città, mentre a Palermo si assisteva, impotenti, alle stragi di mafia, è anche soprattutto vero che proprio in quegli stessi anni questi giovani visionari sono stati capaci di reagire costruttivamente a tutto ciò, creando, nelle rispettive città, delle dimensioni parallele in cui sperimentare stili di vita e forme di resistenza capaci di rompere definitivamente col passato e di fornire una risposta coerente e incisiva a una società in piena crisi d’identità.
Per quanto diverse dunque potessero apparire per contesto socio-culturale e condizioni di vita Genova, Palermo e Napoli, ciò che è certo è che quel sottofondo rumoroso che scuote il paesaggio urbano di queste città riproduce all’unisono una medesima attitudine, uno spirito e un modo di stare al mondo condivisi da un’intera generazione. "
-Noemi Gentiluomo
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Eng:
GENOVA NAPOLI PALERMO
Punk subculture in Italy in the ’80s
18 April - 8 June 2019
GENOVA NAPOLI PALERMO is an exhibition conceived of by Baco about photographs and produced in collaboration with Minimum. The two Palermo organizations, both dedicated to photography, have always been close and in constant exchange. They bring together energies, skills and spaces to present a show that features work by Antonio Amato (Genoa), Toty Ruggieri (Naples) and Fabio Sgroi (Palermo), exhibited together for the first time. The works were published in 2016-2018 in three volumes by independent publisher Yard Press.
Through images from the three photographers’ archives, the exhibition puts their parallel experiences in direct dialogue. The result is a portrait of a generation from three port cities in postindustrial Italy in the 1980s that shared the same way of being and seeing the world.
All prints in the exhibition were produced by Cutterfish lab, a new fine art printing laboratory (analog and digital) located in the spaces of Minimum and co-managed by Baco.
For the occasion, Tomo will present the limited edition of posters inspired by the works on display.
"A noisy, chaotic, vibrating backdrop. A bass line that spreads out, echoing on until today. A vital, violent, rousing energy that helps create situations, construct relationships and experiences that are authentic to the core. As its accomplice, the innate creative anger of perhaps barely adult youth.
Those were times when ideas circulated at great speed and music groups were catalysts of energy, revolt and new forms of expression; times when, thanks also to an ingenious system of faking Interrail tickets, you could travel across Europe on the cheap, visiting big cities – London and Berlin first among them – meeting people, establishing relationships and, like sponges, absorbing experiences shared with young people from other cities. The streets and the first occupied spaces – like Virus in Milan’s Via Correggio, which set off the punk spark in the Bel Paese – were essential meeting points. It was still in the streets that adventures were to be had, that the need to occupy the first centri sociali autogestiti (self-administered squats/social centers) was born and that the contagious “Do It Yourself” culture quickly caught on.
This was – at least in part – Italy in the middle of the 1980s. It was toward these antagonists of boredom and the politically correct that photographers Antonio Amato, Toty Ruggieri and Fabio Sgroi directed their gaze, giving us a compulsive and neurotic portrait of the protagonists of one of the most creatively productive periods in our country’s history – and perhaps really, one of the last.
A photojournalist by vocation, in 1984 Toty Ruggieri was already working as a correspondent for FRIGIDAIRE*, Antonio Amato would go on to work with various national publications, while in 1986 Fabio Sgroi joined Letizia Battaglia and Franco Zecchin’s Informazione fotografica photo agency, working with Palermo’s daily L’Ora. But more than reportage, these images are an extension of their experiences, in which an expressive urgency loaded with immediacy and equipped with a healthy dose of immaturity shows resistance to any formal codification of the real. And perhaps never does the affinity between skin and film come to mind as in this case, giving us the freedom to read these images as if they were a transfer – a dry, nude and crude sample of the reality “as it was,” imprinted on the surface of the film; a real “dermography”; a live extraction of bodies and faces that are shown in disordered dances.
In Naples in 1984, Diamond Dogs opened its doors. Everything came together in this tuff cavern 20 meters underground: a unique place that reproduced all the tensions felt on the surface in the city, but turned them into positives. The material traces of this extraordinary underground passage, clouded by the smoke and visceral moods of the cave, seemed to be deposited, indelible, in these negatives. But as brief as it was, the Diamond Dogs experience would set a trend, paving the way for practices and ideas that, some years later, would come together in the TienAment squat, the first “liberated and liberating” social space in the city where a then-nascent cyberpunk culture started to articulate itself, taking form and finding expression in the poetry of groups like Contropotere. But that’s yet another story.
It’s true that Naples, after the earthquake in 1980, “was left hanging between grace and desperation” (Pontoniere); Genoa was going through one of its most ferocious periods of repression and reflux due to the presence of an armed struggle that was well-rooted in the urban fabric of the city; and in Palermo, people looked on, powerless, at the Mafia massacres. Yet it’s also especially true that in those very same years, these young visionaries were able to react constructively. In their respective cities, they created parallel dimensions in which to try out lifestyles and forms of resistance that were capable of breaking definitively with the past and providing a coherent and incisive response to a society going through an identity crisis. So, as different as Genoa, Palermo and Naples might appear in terms of their socio-cultural context and living conditions, what is certain is that the noisy backdrop that shook the urban landscape of these cities reproduced, in unison, a common aptitude, a spirit and a way of being in the world shared by an entire generation."
Noemi Gentiluomo
18
aprile 2019
Genova Napoli Palermo. La sottocultura punk nell’Italia degli anni ’80
Dal 18 aprile all'otto giugno 2019
fotografia
Location
BACO ABOUT PHOTOGRAPHS
Palermo, Via Giacalone, 35, (Palermo)
Palermo, Via Giacalone, 35, (Palermo)
Vernissage
18 Aprile 2019, ore 18
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