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Inutile arrovellarsi per trovare un modo convincente per definire la poliedrica attività artistica di John Armleder (1948 Ginevra) performer impenitente, pittore, scultore, curatore e critico che si è fatto le “ossa” nel gruppo di Fluxus a New York dove vive e lavora, a contatto con John Cage e gli altri protagonisti del mitico gruppo alquanto movimentato, ironico incontenibile e imprevedibile dallo stretto rapporto tra arte e vita. Manifesto della sua interdisciplinarità e dello stupore è la mostra personale dal titolo dadaista “Charivari” di un ciclo di opere inedite e site-specific valorizzate nella galleria di Massimo De Carlo in via Ventura, ai confini di Milano ma nel centro del mondo dell’arte che conta, attraverso il quale arte, design, figurazione, astrazione, glamour, allusioni musicali e operistiche si ibridano armonicamente. La prima sala affascina con una installazione, un omaggio alla mostra “Horizon Home Sweet Home” di James Rosenquist presentata nella galleria Leo Castelli nel 1970, in cui Armleder ricrea un ambiente spiazzante: installazioni ritmiche di luci led e sottofondo la melodia di Blue Danube Waltz nella versione pianoforte di Josef Lhevinne, diffusa simultaneamente a diversa velocità mentre apposite macchine vaporizzano fumo e destabilizzano il visitatore.
Questi espedienti scenici, vagamente operistici, trascinano lo spettatore in un percorso onirico, surreale, in uno spazio perimetrato da grandi tele nere e oro di diverse misure che simulano prospettive immaginarie e geometrie inattese che piacerebbero a Bruni Munari, da scoprire “live”.
Nella seconda sala fa capolino un gruppo di nuove Furniture Sculptures: installazioni che contrappongono oggetti di design a strumenti musicali e dipinti astratti, accattivanti pezzi d’arredo che inscenano un misterioso “interno d’artista”, ironico e bizzarro in bilico tra sogno e realtà. E fin qui tutto è magia e sorpresa poiché il flusso dell’energia scorre a corrente alternante nelle due sale ben allestite in cui si ha la sensazione di stare su un palcoscenico di chissà quale “opera buffa”. Peccato che tale incanto al primo piano svanisce come i sogni di primo mattino al risveglio. Le sue superfici policrome strabordanti di sostanze chimiche, tele argentate laccate argento e oro, forse in omaggio allo spazialismo di Luci Fontana, che secondo l’artista dovrebbero evocare paesaggi lunari, brodi primordiali e biologie inquietanti. Nuove opere chiamate Puddle Paintings d’ispirazione dadaista, casuali, dichiaratamente kitsch, assemblaggi alla Schwitters o Martin Kippenberger, composte da oggetti insoliti, glitter, animaletti di gomma, annaffiatoio di plastica riempito d’acqua fino a traboccare e altri reperti del quotidiano impantanati in una densa trama di materia pittorica: scontato effetto blob dove più che il flusso vitale c’è l’apologia dell’artificiale. Soluzioni postdada neanche irriverenti, prevedibili e qui la noia cala il sipario sul controverso universo dell’artista svizzero che poteva chiudere la mostra nell’estasi catartica inscenata al piano terra.
Jacqueline Ceresoli
mostra visitata il
Dal 18 febbraio 28 marzo 2015
John Armleder, Charivari
Massimo De Carlo, Milano
Massimo De Carlo via Giovanni Ventura 20134 Milano
Orari: da martedì al sabato 11.30-19.30
Info: milano@massimodecarlo.com www.massimodecarlo.com