Un bagaglio generalmente lo immaginiamo come una valigia, un pacco più o meno ingombrante o pesante, mentre, nell’esposizione “Bagagli a mano” ciò che ci troviamo davanti sono delle normali “borse della spesa”, che qualsiasi persona quotidianamente adopera. In questo caso, però, le borse mostrano una particolarità: a vederle si presentano come sacchetti pieni e dall’aspetto voluminoso, poi scopriamo che in realtà sono vuote e che la loro forma deriva da una sapiente lavorazione e modellazione della tela irrigidita di cui sono composte. Ne origina un effetto sorpresa, uno spaesamento che consegue al precedente apprezzamento dell’aspetto estetico esteriore dell’opera, accattivante e realizzato in forme e colori che suscitano interesse ed attrazione. Siamo pertanto di fronte a manufatti artistici che esprimono appieno l’idea che “ciò che è non è ciò che sembra”: non ci si può fermare ad un livello superficiale di comprensione, perché esistono ulteriori e diversi piani di lettura. Ne consegue il ritrovamento compiaciuto della verità svelata e un’attitudine alla meditazione e riflessione che restituisce il vero valore e la funzione principale che ogni opera d’arte deve avere: portare a compimento un’interazione, fra essa e lo spettatore e, possibilmente, fra spettatore e autore e provocare il ragionamento, essere edificante.