02 maggio 2015

Tra sacro e profano

 
Ecco l'Italia in scena. Da una gremita piazza Duomo, a Milano, l'opening di Expo 2015 è stata la summa di tradizione nazionalpopolare, tempi televisivi e tanta rassicurazione. Coraggio Italia, oggi si parte

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Copione consumato dei più classici spettacoli, l’opening di Expo 2015 andato in onda su Rai Uno da una gremita piazza Duomo a Milano (20mila persone, e meno male che il cielo – più o meno – è stato clemente), forse non poteva essere altrimenti. La lirica e il bel canto, con l’ambasciatore Andrea Bocelli, tanto amato negli Stati Uniti per essere il rappresentare della faccia più nazionalpopolare della musica “seria” italiana, sono stati a fare da guida tra anteprime di Padiglioni per i quali le parole d’ordine sono “interattività” ed “esperienza”.
Buoni sentimenti, un pensiero per i Paesi che avrebbero potuto essere a Expo ma senza nulla da esporre, a causa della loro povertà, da parte del padrone di casa Paolo Bonolis, seguito passo passo da una fedele Antonella Clerici, che di cibo se ne intende visto che da anni invade le case di mezza Italia all’ora di pranzo tra prove ai fornelli e canzoncine.
Se anche questo primo maggio pensate che ci siamo svegliati con il dente avvelenato forse non avete tutti i torti, ma la questione di fondo è vedere continuamente reiterato un modello talmente “garantito” da risultare stucchevole. E di certo senza troppa energia per la vita, anzi, piuttosto soporifero. In confronto, se proprio vogliamo parlare di lirica, il vecchio format di “Pavarotti & Friends”, che portò a Modena per una manciata di anni il mondo musicale intero, aveva qualcosa di davvero più eversivo e allo stesso tempo di globale.
Aspettarci questo dalla preview in doppiopetto di Expo 2015? Forse no, ma perché? In fin dei conti ci avrebbe stupito. Fosse successo. 
E invece si corre sul filo della tradizione cauta, da “sciurette”, mentre la città nella giornata è stata presa di mira dai manifestanti che hanno ribadito che il pianeta, spendendo e spandendo, non si nutre. Dobbiamo ricrederci? Siamo pronti, a partire da un cantiere che è arrivato al termine. Ma intanto ci siamo visti anche lo “spettacolo” dell’accensione dell’Albero della Vita, con tanto di stelline a pioggia dalla chioma. Non sarebbero bastati due fuochi d’artificio? (MB)

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