14 maggio 2015

Una grande scultura, e poi?

 

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Sulla capacità di Thomas Houseago (1972) di creare grandi opere in dialogo con il passato, non avevamo dubbi. Il problema si pone quando lo spazio non regge e anche le migliori intenzioni si trasformano in una sorta di decorativismo. Lode al Public Art Fund di New York, che propone stagionalmente Arte Pubblica in città, ma talvolta proprio la Grande Mela sembra divorarsi tutto quello che le capita a tiro. 
Le Masks dell’artista inglese, sostenuto anche da Hauser & Wirth, installate in Rockefeller Plaza fino al prossimo giugno, non fanno eccezione. Pur nella loro bellezza, nel richiamare le maschere negre, le origini dell’arte e non solo lo spettro del contemporaneo, oltre che nel loro essere alte il triplo di un uomo, specialmente in notturna appaiono come quinte teatrali davvero innocue. Poco più che un gioco per bambini. Sepolte da infinite interferenze, da ultima l’illuminazione. Dimostrando che all’arte concorre, in grande percentuale, anche il contesto. Thomas, ti abbiamo preferito in altre occasioni.

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