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Besson / Dossi / Pedrini – Astrazione 2019
A confronto 3 mini personali di degli artisti Alberto Besson, Fausta Dossi e Alessandro Pedrini, all’insegna di una astrazione contemporanea che va dall’astrazione geometrica all’ Informale, fino all’uso di segni arcaici, con tecniche e materiali classici come la pittura e altri più sperimentali
Comunicato stampa
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Comunicato Stampa
ASTRAZIONE 2019
TRE PERSONALITÀ A CONFRONTO: BESSON, DOSSI, PEDRINI
Si inaugura sabato 8 giugno 2019, alle ore 17,30 allo Spazio E di Milano, Alzaia Naviglio Grande,4 la mostra intitolata “Astrazione 2019. 3 personalità a confronto: Besson, Dossi e Pedrini”, a cura di Virgilio Patarini, Catalogo Zamenhof Art, che vede a confronto 3 mini personali di 7/8 opere ciascuno degli artisti Alberto Besson, Fausta Dossi e Alessandro Pedrini, all’insegna di una astrazione contemporanea che va dall’astrazione geometrica all’ Informale, fino all’uso di segni e simboli arcaici, con tecniche e materiali classici come la pittura a olio su tela, e altri più contemporanei e innovativi come l’uso del plexiglass o la rielaborazione digitale.
La mostra sarà visitabile fino al 18 giugno, tutti i giorni dalle 16 alle 19, sabato e domenica dalle 11 alle 19. Chiuso il lunedì.
Ingresso libero.
Qui di seguito una breve presentazione.
In allegato la locandina e foto di alcune delle opere in esposizione
ASTRAZIONE 2019: BESSON, DOSSI, PEDRINI
Nella varietà di tecniche, stili, riferimenti e differenti reminiscenze avanguardistiche, che contraddistingue la ricerca di questi tre autori, due cose accomunano e marchiano a fuoco il lavoro di ciascuno dei tre: il rigore e il gioco. Parrebbero termini antitetici, ma non lo sono. Ogni gioco ha le sue regole, e solo rispettandole con rigore si può giocare e divertirsi. E in tutti e tre questi artisti il gioco si declina come variazione di temi e di forme, con un occhio sempre attento all’armonia e agli equilibri di colori e stilemi e alle loro infinite possibili combinazioni.
L’artista visivo e visionario Alberto Besson muove da una ricerca in cui le opere, attraverso figure geometriche e colori tenui, suggerivano la rappresentazione di un Iperuranio apollineo, un mondo ideale e razionale immerso in una luce soffusa, in cui le emozioni, rappresentate dalla gamma dei colori, galleggiavano su di un mare calmo. Poi qualcosa è cambiato, l’estatica armonia si è andata animando: la stesura del colore è sempre piatta e uniforme, à plat, ma le superfici si riducono di ampiezza e si scompongono in forme sempre più irregolari, anche la tavolozza si arricchisce e si ampia di molto lo spettro cromatico: l’estrema vivacità e il dinamismo che deriva da queste combinazioni ci raccontano un mondo vivo, sfaccettato, in movimento, una realtà complessa e in divenire di cui si colgono, sia pure in astratto, gli aspetti fenomenici. È come se Besson ci raccontasse lo straordinario pulsare della vita della natura, ovvero temporali, paesaggi spazzati dal vento, canne al vento, luce abbacinante riflessa dalle acque… il tutto però senza alcun riferimento “icastico” ma solo attraverso il gioco e la combinazione tra le forme che ci suggeriscono l’essenza di questo universale “panta rei”.
La scultrice Fausta Dossi riesce a coniugare elementi arcaici e spiccata contemporaneità in opere di grande rigore formale. Al centro della sua ricerca ci sono alcuni segni, ripetuti in una serie di variazioni, che oscillano, in una voluta ambiguità, tra simboli di qualche arcaico e misterioso alfabeto di civiltà perdute e figure geometriche: quelle sequenze di curve che cosa definiscono, che cosa delimitano? Semplicemente uno spazio astratto, oppure sono parole di un linguaggio da decifrare? E il contrapporsi tra linee curve e figure geometriche ad angoli retti risponde solo a regole compositive di natura estetica e visiva o piuttosto anch’esso è regola di una sintassi da afferrare e decodificare? E lo stesso vale per il sapiente alternarsi di superficie lisce e specchianti ad altre opache e scabre. E questo vale per le sculture. Un discorso in parte differente andrebbe fatto invece per i quadri in cui, oltre alla presenza degli stessi temi e stilemi di ricerca della scultura, appare evidente una maggiore sperimentazione, con l’inserimento, talvolta, anche di riferimenti figurativi, e con un uso evocativo ed emozionale del colore.
Il pittore Alessandro Pedrini, analogamente al Besson prima maniera, affronta i temi dello “spazio” e del “movimento” attraverso una vera e propria serie articolata di “esercizi di stile”, che ci fanno pensare a qualcosa che sta a metà strada tra l’esercizio spirituale e la meditazione filosofica.
Nelle opere che indagano la spazialità notiamo una predominanza delle linee rette; mentre nelle opere più recenti la linea curva, il cerchio, l’ellissi divengono sempre più frequenti: lo “spazio” diviene più liquido, si fa più fluido, meno rigido. Viceversa nelle opere dedicate esplicitamente al “movimento” linee curve e rette si contrappongono quasi sistematicamente in un rapporto dialettico, con una netta dominanza delle prime. In entrambi i cicli è la ricerca di un “ritmo” e di una “armonia” compositivi a reggere la struttura dell’opera dal punto di vista formale, e accanto alla sequenza e alla contrapposizione di linee curve e rette, assistiamo ad un analogo uso di sequenze e/o contrapposizioni di scale e gamme cromatiche. È evidente che alla radice di tale modalità di costruzione e concezione dell’opera ci sia una analogia con la musica e una derivazione diretta dalla lezione di Kandinsky. Ci sono poi, nell’intera produzione di Pedrini, alcuni schemi compositivi ricorrenti sui quali è opportuno soffermarsi. Spesso una diagonale (o più di una) separa lo spazio in due parti “sbilanciate”, di qui la necessità di ri-costruire un equilibrio perduto attraverso un gioco di pesi e contrappesi tra forme, figure e campiture cromatiche. Quello a cui assistiamo è il crearsi di una sorta di “equilibrio dal disequilibrio”: un equilibrio dinamico, inquieto, che restituisce alla tela un’idea di movimento, di dinamismo, e di tensione verso una possibile armonia. Difficile non scorgere in questo una metafora di come l’artista percepisca il mondo e le sue regole universali.
Vi.P.
Per ulteriori approfondimenti sui tre artisti in mostra clicca qui:
https://www.zamenhofart.it/artisti-2018-2019/alberto-besson/
https://www.zamenhofart.it/artisti-2018-2019/fausta-dossi/
https://www.zamenhofart.it/artisti-2018-2019/alessandro-pedrini/
ASTRAZIONE 2019
TRE PERSONALITÀ A CONFRONTO: BESSON, DOSSI, PEDRINI
Si inaugura sabato 8 giugno 2019, alle ore 17,30 allo Spazio E di Milano, Alzaia Naviglio Grande,4 la mostra intitolata “Astrazione 2019. 3 personalità a confronto: Besson, Dossi e Pedrini”, a cura di Virgilio Patarini, Catalogo Zamenhof Art, che vede a confronto 3 mini personali di 7/8 opere ciascuno degli artisti Alberto Besson, Fausta Dossi e Alessandro Pedrini, all’insegna di una astrazione contemporanea che va dall’astrazione geometrica all’ Informale, fino all’uso di segni e simboli arcaici, con tecniche e materiali classici come la pittura a olio su tela, e altri più contemporanei e innovativi come l’uso del plexiglass o la rielaborazione digitale.
La mostra sarà visitabile fino al 18 giugno, tutti i giorni dalle 16 alle 19, sabato e domenica dalle 11 alle 19. Chiuso il lunedì.
Ingresso libero.
Qui di seguito una breve presentazione.
In allegato la locandina e foto di alcune delle opere in esposizione
ASTRAZIONE 2019: BESSON, DOSSI, PEDRINI
Nella varietà di tecniche, stili, riferimenti e differenti reminiscenze avanguardistiche, che contraddistingue la ricerca di questi tre autori, due cose accomunano e marchiano a fuoco il lavoro di ciascuno dei tre: il rigore e il gioco. Parrebbero termini antitetici, ma non lo sono. Ogni gioco ha le sue regole, e solo rispettandole con rigore si può giocare e divertirsi. E in tutti e tre questi artisti il gioco si declina come variazione di temi e di forme, con un occhio sempre attento all’armonia e agli equilibri di colori e stilemi e alle loro infinite possibili combinazioni.
L’artista visivo e visionario Alberto Besson muove da una ricerca in cui le opere, attraverso figure geometriche e colori tenui, suggerivano la rappresentazione di un Iperuranio apollineo, un mondo ideale e razionale immerso in una luce soffusa, in cui le emozioni, rappresentate dalla gamma dei colori, galleggiavano su di un mare calmo. Poi qualcosa è cambiato, l’estatica armonia si è andata animando: la stesura del colore è sempre piatta e uniforme, à plat, ma le superfici si riducono di ampiezza e si scompongono in forme sempre più irregolari, anche la tavolozza si arricchisce e si ampia di molto lo spettro cromatico: l’estrema vivacità e il dinamismo che deriva da queste combinazioni ci raccontano un mondo vivo, sfaccettato, in movimento, una realtà complessa e in divenire di cui si colgono, sia pure in astratto, gli aspetti fenomenici. È come se Besson ci raccontasse lo straordinario pulsare della vita della natura, ovvero temporali, paesaggi spazzati dal vento, canne al vento, luce abbacinante riflessa dalle acque… il tutto però senza alcun riferimento “icastico” ma solo attraverso il gioco e la combinazione tra le forme che ci suggeriscono l’essenza di questo universale “panta rei”.
La scultrice Fausta Dossi riesce a coniugare elementi arcaici e spiccata contemporaneità in opere di grande rigore formale. Al centro della sua ricerca ci sono alcuni segni, ripetuti in una serie di variazioni, che oscillano, in una voluta ambiguità, tra simboli di qualche arcaico e misterioso alfabeto di civiltà perdute e figure geometriche: quelle sequenze di curve che cosa definiscono, che cosa delimitano? Semplicemente uno spazio astratto, oppure sono parole di un linguaggio da decifrare? E il contrapporsi tra linee curve e figure geometriche ad angoli retti risponde solo a regole compositive di natura estetica e visiva o piuttosto anch’esso è regola di una sintassi da afferrare e decodificare? E lo stesso vale per il sapiente alternarsi di superficie lisce e specchianti ad altre opache e scabre. E questo vale per le sculture. Un discorso in parte differente andrebbe fatto invece per i quadri in cui, oltre alla presenza degli stessi temi e stilemi di ricerca della scultura, appare evidente una maggiore sperimentazione, con l’inserimento, talvolta, anche di riferimenti figurativi, e con un uso evocativo ed emozionale del colore.
Il pittore Alessandro Pedrini, analogamente al Besson prima maniera, affronta i temi dello “spazio” e del “movimento” attraverso una vera e propria serie articolata di “esercizi di stile”, che ci fanno pensare a qualcosa che sta a metà strada tra l’esercizio spirituale e la meditazione filosofica.
Nelle opere che indagano la spazialità notiamo una predominanza delle linee rette; mentre nelle opere più recenti la linea curva, il cerchio, l’ellissi divengono sempre più frequenti: lo “spazio” diviene più liquido, si fa più fluido, meno rigido. Viceversa nelle opere dedicate esplicitamente al “movimento” linee curve e rette si contrappongono quasi sistematicamente in un rapporto dialettico, con una netta dominanza delle prime. In entrambi i cicli è la ricerca di un “ritmo” e di una “armonia” compositivi a reggere la struttura dell’opera dal punto di vista formale, e accanto alla sequenza e alla contrapposizione di linee curve e rette, assistiamo ad un analogo uso di sequenze e/o contrapposizioni di scale e gamme cromatiche. È evidente che alla radice di tale modalità di costruzione e concezione dell’opera ci sia una analogia con la musica e una derivazione diretta dalla lezione di Kandinsky. Ci sono poi, nell’intera produzione di Pedrini, alcuni schemi compositivi ricorrenti sui quali è opportuno soffermarsi. Spesso una diagonale (o più di una) separa lo spazio in due parti “sbilanciate”, di qui la necessità di ri-costruire un equilibrio perduto attraverso un gioco di pesi e contrappesi tra forme, figure e campiture cromatiche. Quello a cui assistiamo è il crearsi di una sorta di “equilibrio dal disequilibrio”: un equilibrio dinamico, inquieto, che restituisce alla tela un’idea di movimento, di dinamismo, e di tensione verso una possibile armonia. Difficile non scorgere in questo una metafora di come l’artista percepisca il mondo e le sue regole universali.
Vi.P.
Per ulteriori approfondimenti sui tre artisti in mostra clicca qui:
https://www.zamenhofart.it/artisti-2018-2019/alberto-besson/
https://www.zamenhofart.it/artisti-2018-2019/fausta-dossi/
https://www.zamenhofart.it/artisti-2018-2019/alessandro-pedrini/
08
giugno 2019
Besson / Dossi / Pedrini – Astrazione 2019
Dall'otto al 18 giugno 2019
arte contemporanea
Location
VI.P. GALLERY MILANO
Milano, Alzaia Naviglio Grande, 4, (Milano)
Milano, Alzaia Naviglio Grande, 4, (Milano)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì ore 15-19; sabato e domenica ore 11-19
Vernissage
8 Giugno 2019, h 17,30
Autore
Curatore