29 maggio 2019

Buon viaggio Paolo Fiorentino. Un ricordo dell’artista romano, prematuramente scomparso

 

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Poco più che cinquantenne se n’è andato all’improvviso lasciando un vuoto incredibile. Erano un po’ di anni che ormai dipingeva poco, sintomo anche di un malessere e un certo disgusto per il mondo attuale dell’arte in genere…lui era a suo modo un passionale in tutto quello che faceva, nonostante la sua apparenza sempre così discreta e apparentemente timida. 
Ho diviso con lui per diversi anni il mio studio a piazza Vittorio e li ricordo come anni indimenticabili. Era un artista profondo e con una forte sfumatura romantica; ricordo ancora l’episodio in cui rifiutò di partecipare alla Biennale di Venezia come un gesto di grande coerenza intellettuale non comune ad artisti della sua generazione. 
Lo conobbi negli anni 80 come un giovanissimo pittore en plein air. Andava in giro per la sua amata città a dipingere piccole vedute su tavola della Roma che più amava…porzioni di paesaggi urbani in cui il dialogo tra natura e antiche vestigia si tingeva di bellezza. 
Negli anni ’90 fu tra i fondatori della galleria Il Polittico e contribuì notevolmente al successo di quello spazio culturale. Nel 1996 la sua partecipazione alla Quadriennale di Roma sancì il suo definitivo successo a livello nazionale tra i pittori emergenti. Nel 2002 vinse il Premio Michetti e di lì a poco entrò a far parte della scuderia degli artisti di Italian Factory che lo consacrò anche a livello internazionale. Verso la fine degli anni 2000 cominciò un suo percorso a ritroso e di grande riflessione che lo portò lentamente a isolarsi sempre più dall’ambiente del mondo dell’arte contemporanea, da lui ormai considerato un mondo superficiale ed effimero.
Gli ho voluto bene e ho avuto la fortuna di conoscere gli ultimi suoi capolavori…i suoi due bellissimi figli. 
Lasciano sgomenti la sua giovane età e il suo vuoto. 
Buon viaggio Paolo. (Massimo Livadiotti)

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