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Cosa determina le relazioni tra individui? Cosa trasforma un incontro in un legame? Romana, classe 1993, Lucrezia de Fazio ha incentrato la sua pratica artistica proprio su queste domande, declinandone le risposte nel più versatile dei modi possibili.
Spaziando dalla fotografia alla performance, dalla scultura all’installazione, dal disegno su carta al video il suo è un continuo processo, un’attenzione a ciò che si trasforma. Il suo è il racconto del ‘mentre’ e del ‘come’ prima che questo processo possa dirsi compiuto.
Dopo Italia, Regno Unito, Polonia, Norvegia e Messico, il suo lavoro approda in Portogallo, nella fervente Lisbona, negli spazi di Gaivotas 6.
“Don’t believe in modern love” è il titolo della sua nuova personale a cura di Mattia Tosti.
Come nasce questo progetto?
«La mostra è nata in maniera molto spontanea. Mattia (Tosti ndr) ed io siamo amici da tutta la vita e parlando spesso al telefono mi raccontava di voler curare una mostra a Lisbona. Io vivevo a Barcellona e mi è sembrata un’ottima opportunità, sia di esporre per la prima volta in Portogallo, sia di collaborare con Mattia. Da quel giorno ci siamo tenuti aggiornati su ogni sviluppo delle opere e dei temi trattati».
Il titolo della mostra sembra essere un invito, o un monito più che un invito. Tu all’amore contemporaneo ci credi?
«Abbiamo scelto il titolo della mostra ispirandoci al brano di David Bowie (Modern Love), che nonostante sia del 1983 risulta molto attuale: un uomo che cerca di trovare un equilibrio tra i valori prefissati e convenzionali e la liquidità della società moderna. Più che un invito è un avvertimento, ma comunque, credo vivamente nell’amore contemporaneo».
Quali medium hai scelto per raccontarlo?
«Uno degli elementi che accomuna le opere in mostra è il dualismo tra il mondo analogico e quello digitale. Per fare un esempio, nel lavoro Unsent ho trascritto a mano conversazioni intime di Whatsapp per poi inserirle in delle buste da lettere d’argilla, diventando ceramica una volta cotte. Le opere esposte variano da disegni, a dipinti a inchiostro, a ceramiche e installazioni fotografiche. In breve, ho fatto uso della metodologia analogica per raccontare la società digitale in cui viviamo».
Don’t believe in modern love è una mostra che parla di relazioni. È più difficile o più necessario averne?
«Con l’avvento dei social media, avere una relazione e comunicare con l’altra persona è diventato sicuramente più a portata di mano. Questo non vuol dire che sia più semplice; ormai il contatto diretto lo abbiamo con il nostro telefono più che con il proprio partner».
Se dovessi descrivere il tuo percorso fino ad oggi come lo definiresti? Senti che corrisponda alla strada su cui ti stai incamminando?
«Lo definirei senza dubbio imprevedibile; dopo aver finito il master a Londra, negli ultimi due anni ho avuto molte opportunità all’estero, lavorando a progetti in Norvegia e Messico. Son reduce da un anno trascorso a Barcellona ed ora vorrei stabilirmi in Portogallo almeno per un po’. Quindi si, sicuramente corrisponde alla strada su cui mi sto incamminando!»
Sei reduce dall’inaugurazione della tua prima personale a Lisbona. Com’è andata ?
«Sono molto soddisfatta. La scena dell’arte a Lisbona è attiva e interessante e aver inaugurato la mostra durante la settimana della fiera Arco ha contribuito a incuriosire il pubblico. Grazie al mio caro amico e curatore Mattia Tosti – che vive a Lisbona da un paio di anni – siamo riusciti ad organizzare anche una talk dopo l’opening, invitando un’esperta in studi sociali e una collettiva di curatrici (Coletivo Tarimba)».
L’Italia è un Paese ‘per vecchi’ o ancora interessante per artisti ‘giovani’?
«Non vivo in Italia da parecchi anni ormai, ma vedo che amici e conoscenti stanno lavorando a progetti molto interessanti. Personalmente non sento ancora il bisogno di tornare a stabilirmi a Roma, per ora approfitto di questa voglia di non stare mai ferma in un posto e magari in un futuro sarò più che felice di lavorare a Roma e sentirmene soddisfatta!»
Hai già in cantiere il tuo prossimo progetto?
«A fine mese torno a Barcellona dove partecipo ad una mostra collettiva organizzata dalla galleria Tokio di Lima. Parallelamente sto lavorando ad un progetto di gioielli d’artista, sperando di continuare la produzione iniziata a Barcellona qui a Lisbona». (Alessandra Caldarelli)