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08
giugno 2015
Papa Francesco e Matteo Salvini, il diavolo e l’acquasanta? No, due politici che stanno facendo di tutto per tirare acqua al proprio mulino. Il primo cercando di smussare le asperità della Chiesa potente e ricca (ma evitando accuratamente di smaccarsi su questioni decisive, diritti in primis). Il
secondo invece smaccatamente populista lo è, povero, alle prese con un’idea di “giustizia” che fa presa sull’italiano medio e piegato dalla crisi, e dai media.
Sono le due facce dell’Italia “rivoluzionaria”, dove Francesco vuole costruire un dormitorio per i senzatetto nei pressi del Vaticano, e Matteo sparare a vista, o quasi. Il dormitorio ovviamente non sarà dentro le mura, ma in via dei Penitenzieri: una struttura esclusiva (data la location, verrebbe da ironizzare) che avrà trenta posti letto. Un bel gesto, un po’ come dedicare agli homeless la giornata dell’arte, portandoli al cospetto della Cappella Sistina gratuitamente, di cui si apprende in queste ore in cui il Papa chiude il suo viaggio a Sarajevo, “Gerusalemme d’Europa”, al grido di “Mai più guerra”.
A Matteo Salvini invece di guerra o pace interessa ben poco: con la sua faccia sorniona firma ruspe giocattolo per i più piccoli, ai quali i papà “verdi” spiegheranno che i campi rom sono il male e vanno abbattuti. Il politico leghista ha dichiarato, alle pagine di Repubblica, che si tratta di
“ridistribuire equità sociale”: «Senza scomodare sociologi e antropologi, nel Paese che voglio lasciare ai miei figli chi sfrutta un bambino per l’elemosina va in galera, come chi ruba, chi spaccia e chiunque si pone fuori dalle leggi. Diritti e doveri uguali per tutti, anche per tutelare quei tanti
immigrati che vivono e lavorano onestamente nelle nostre città». Beh, certo, iniziare l’equità con la violenza ha sempre portato buoni frutti, ci insegna la storia, dal Nazismo al Rwanda fino alla stessa Jugoslavia.
Così da una parte siamo accoglienti, di una carità dura e pura per opera di mano santa, dall’altra mostriamo i denti con violenza, dura e pura, per merito dell’ultimo degli spauracchi e della tensione sociale. Ma in tutto questo dov’è un programma serio di accoglienza, se possibile? Un pensiero fermo e praticabile sulla sorta di questi “invisibili”, all’indomani delle esternazioni di Roberto Maroni che ha detto: «I sindaci lombardi devono rifiutarsi di accogliere gli immigrati clandestini mandati da Roma». Dove sono i moderati, e una cultura davvero “sostenibile” per l’emergenza? Abbiamo le due facce della medaglia ma il Paese intero dove sta? Nel mezzo forse, schiacciato tra mistificanti messaggeri di pace e demoni dall’ignoranza urlante. (MB)