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Che il dicastero retto da Alberto Bonisoli avrebbe seguito un diverso orientamento, rispetto a quello precedente di Dario Franceschini, sembrava chiaro già da quel passaggio da MIBACT a MIBAC, con il Turismo affidato al Ministero delle politiche agricole. Adesso, a distanza di un anno, il quadro della situazione inizia a delinearsi con maggiore precisione. Secondo quanto riportato da Repubblica, Bonisoli avrebbe pronta una bozza incentrata sulla riorganizzazione del Ministero dei Beni Culturali, coinvolgendo tutti i punti salienti della cosiddetta Riforma Franceschini che, nel 2014, diede vita al nuovo sistema costituito dalla Direzione Generale Musei, articolata sul territorio in 17 Poli Museali Regionali e in 32 Istituti con piena autonomia tecnica e scientifica, ognuno dotato di un proprio statuto, di un bilancio e di aree funzionali, dalla cura delle collezioni al marketing, dal fundraising all’amministrazione.
Se quella manovra prevedeva un decentramento, adesso dovrebbe avvenire l’esatto contrario: rinforzare i poteri del ministero del ministero e del segretariato generale e istituire una nuova direzione “Contratti e concessioni” che, oltre una certa soglia di spesa, potrà bandire gare d’appalto anche per i siti autonomi, compresi quelli di notevole importanza, come gli Uffizi, il Parco Archeologico di Pompei e quello del Colosseo. Ad autorizzare i prestiti per le mostre sarà poi la Direzione Generale Archeologia, belle arti e paesaggio, mentre la DGAAP-Direzione Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane cambierà nome in Creatività contemporanea e rigenerazione urbana, comprendendo anche i settori della moda e del design, spesso invocati da Bonisoli.
La bozza è stata inviata ai ministeri dell’Economia e della Funzione pubblica ma fino al 30 giugno, quando la bozza diventerà un provvedimento definitivo con il benestare del Consiglio dei Ministri, potrebbero essere apportate delle modifiche. Per il momento, sono quattro i siti depennati dall’elenco degli istituti autonomi: il Parco dell’Appia antica e il Museo Nazionale di Villa Giulia a Roma, il Castello di Miramare a Trieste e la Galleria dell’Accademia a Firenze ma nessuno dei direttori dei quattro siti ha ricevuto una comunicazione ufficiale. Quali sono stati i criteri di selezione dei quattro siti e quale sarà il loro destino, non è dato saperlo.
La situazione più paradossale è quella dell’Appia antica, dove a giorni si insedierà il nuovo direttore, Simone Quilici, scelto in seguito a un bando e in carica per tre anni. Rimarrà con lo stesso ruolo? E dove andrà l’Appia antica? Forse potrebbe rientrare nella Soprintendenza di Roma, dov’era prima che fosse resa autonoma, meno probabile un accorpamento al Parco archeologico del Colosseo. A Villa Giulia, diretta dal 2017 e fino al 2021 da Valentino Nizzo, sono stati registrati buone percentuali di incremento di pubblico e ci sono diversi progetti in cantiere. Potrebbe tornare in seno al Polo Museale. Incerto anche il destino del Castello di Miramare, diretto da Andreina Contessa, dal giugno 2017, e della Galleria dell’Accademia di Firenze, diretta dal 2015 da Cecilie Hollberg. Il contratto della storica dell’arte tedesca è in scadenza, come ormai quello dei suoi colleghi, italiani e stranieri, insediatisi con la prima tornata dei concorsi avviati dalla riforma Franceschini. Anche in questo caso, i numeri fanno registrare un incremento vistoso dei visitatori, oltre 1 milione 700 mila nel 2018, più 22 per cento rispetto all’anno precedente.