12 giugno 2015

A Baku si fa sport o “sportwashing”?

 

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Ce la mette tutta l’Azerbaijan per accreditarsi come Paese civile. Musei spettacolari, come quello che vedete qui, lo Aliyev Cultural Center disegnato da Zaha Hadid, inaugurato nel 2012 e grande, si favoleggia, dieci volte il già grande MAXXI di Roma, costruito sempre da Zaha Hadid. E ora la prima edizione dei Giochi Europei che si aprono oggi nella capitale azera e che fino al 28 giugno porteranno a Baku 6mila atleti 
Però non tutto fila liscio. Anzi. L’operazione puzza un po’ di “sportwashing” (lavare i panni sporchi con lo sport, un po’ come si fa anche con l’arte). Ad alcune testate giornalistiche, come il Guardian, reo di essere troppo sensibile al tema dei diritti umani, è stato vietato di seguirli. “Sport for Rights”, che riunisce organizzazioni non governative, tuona contro il «sistema di corruzione e ladrocinio» tenuto in piedi dal presidente Ilham Aliyev (da cui prende il nome anche il mega museo) che continua a mettere in prigione giornalisti e attivisti dissidenti. E di traverso si sono messi anche Amnesty International, Nazioni Unite, Osce e il Consiglio d’Europa. Tutti a dar man forte alla già cattiva fama del Paese, collocato dal Transparency International al 126imo posto su 175 in materia di trasparenza e al 162esimo posto su 180 per la libertà di stampa secondo Reporters Without Borders. 
L’Italia però non pare essersi accorta di questo gran casino e partecipa festosa ai giochi con la delegazione più numerosa dopo quella azera e russa. Che dire? In bocca al lupo! Mah. 

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