16 giugno 2015

Ciak! Italia vai di cinema!

 
A volte sembrano piccole ossessioni quotidiane, ma il Ministro Franceschini dopo televisioni e piattaforme digitali torna di nuovo sul cinema. Stavolta per parlare di economia

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L’Italia è un immenso set cinematografico. Peccato che le produzioni costano parecchio e che nessuna casa straniera accetterebbe di girare qui, e alle condizioni che mettiamo tra permessi e divieti. Alt! Tutto passato, tutto da riscrivere, tutto da girare di nuovo. Presentando il Festival del Cinema di Roma, da quest’anno senza concorso, il Ministro ha dichiarato sicuro che grazie all’impegno diretto del Ministero dei Beni Culturali nella kermesse, che conta per questa edizione 35 titoli in programma, inseme all’Istituto Luce di Cinecittà, si è messo l’accento sul fronte dell’investimento.
«Il mondo del cinema deve lavorare il più possibile come sistema», ha ribadito il Ministro, non pensando che forse le attività che ruotano intorno al grande schermo sono sempre state un sistema e sempre lo saranno: il problema, in Italia, sembra quello di mantenere la “filiera”, per usare un termine che ha il sapore contadino e che spesso spopola nei discorsi politico-culturali, dove pare che anche il mondo dell’arte contemporanea possa ingabbiarsi in schemi di produzione che nemmeno una catena di montaggio. 
Ma andiamo avanti: si esulta anche per la rottura del tabù della location; il festival si svolgerà infatti alle Terme di Diocleziano, un luogo «culturale che non permetteva la cultura, ma che ora farà crescere la festa insieme al mercato». E allora via: fim già in molte sale cinematografiche di Roma e il vincolo d’utilizzo delle sale storiche, per evitare altri Cinema America o Teatri Valle: «Abbiamo già pronto un tax credit operativo del 30 per cento per la ristrutturazione o la riapertura delle sale storiche». E va bene anche questo, solamente se si riuscisse a rimettere in moto – per iniziare – la vecchia e gloriosa Cinecittà. Pare che la Rai tornerà da queste parti a girare fiction, ma di investimenti per il ripristino non si è parlato se non in senso molto lato: servono “regole di finanziamento che consentano di valorizzare i settori che hanno più bisogno: dal cinema di qualità, agli under 35, fino ai documentari”, si legge nella nota rilasciata dal Ministero. Quello che ancora non si capisce sarà il come, il quando e il quanto. Perché va bene chiedere alle emittenti nazionali di passare un film italiano in prima serata, anzi. Ma siamo sicuri che non diventi una fiction? Magari una poliziesca, tipo Carabinieri, Ris, Distretto di Polizia e chi più ne ha più ne metta. La trama? Un bottino per lo spettacolo scomparso, da ritrovare. (MB)

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