16 giugno 2015

PAUSE DI ATTENZIONE

 
Arte totale in nome dell’acqua
di Ludovico Pratesi

di

Nell’Italia dei primi anni trenta, quando lo Stato italiano aveva un’attenzione per l’arte contemporanea che non avrà più , all’artista romano Duilio Cambellotti (1876-1960) viene commissionato l’arredo e la decorazione del palazzo dell’Acquedotto Pugliese a Bari, uno dei più interessanti e meno conosciuti esempi di art decò nel nostro paese.  Aperto al pubblico grazie alla preziosa mostra “Duilio Cambellotti .Le grazie e le virtù dell’acqua”, i tre piani dell’edificio sono una vera e propria opera d’arte totale, dove Cambellotti ha potuto progettare ogni singolo centimetro degli interni, dai pavimenti ai soffitti, dalle boiserie ai comodini. Dal 1931 per tre anni lavora al suo “Palazzo dell’acqua”:  la sua fantasia ci conduce tra le aride campagne pugliesi, dove il nuovo condotto permette all’agricoltura un nuovo slancio, protagonista di un ciclo di dipinti nella sala del Consiglio. Scrivanie intarsiate con il motivo ricorrente del volo delle rondini, camere da letto che riprendono le linee del romanico pugliese , lampadari in vetro con figure femminili dai tratti semplici ma soprattutto la stele di pietra bianca con il gesto di una donna che versa l’acqua, mirabile sintesi tra Wildt e Martini, che sembra quasi rivelare uno sguardo rivolto a Parigi, verso le linee essenziali di Brancusi. Sintesi folgorante tra arcaismo e modernismo, rivelano quanto gli artisti italiani fossero attenti alle sperimentazioni internazionali più ardite.

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