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26
giugno 2019
A Roma riapre al pubblico il Ninfeo degli Specchi al Palatino
Archeologia
Dopo la sua riscoperta nel 1914, a opera dell’archeologo Giacomo Boni, ritorna alla luce il Ninfeo degli Specchi.
Siamo agli Horti Farnesiani, il giardino voluto dalla famiglia Farnese sulle rovine romane del Palatino. Dismessi a seguito del declino della potente famiglia rinascimentale, gli Horti erano stati pensati per essere un luogo di delizie in cui istanze esotiche si palesavano attraverso la presenza di piante e uccelli rari.
Il Ninfeo era costituito da un corpo centrale coperto da una volta a cupola, dalla quale l’acqua scendeva secondo un effetto a pioggia, mentre altra acqua sgorgava dalle nicchie ricavate dalla quinta teatrale del Ninfeo, dove tre satiri sostenevano gli specchi che danno il nome al Ninfeo.
La presenza degli specchi ha fatto prospettare che la paternità del progetto possa riferirsi a Pirro Ligorio, il grande architetto rinascimentale che, oltre a essere stato attivo in residenze come Palazzo Farnese a Caprarola e Villa d’Este, adoperò spesso gli specchi, un uso «raro e costoso» come afferma Alfonsina Russo, direttrice del Parco Archeologico del Colosseo. La nota di spesa di 80 scudi intestata a Pirro Ligorio per aver condotto alcuni lavori sul Palatino, potrebbe confermarne la paternità dell’opera.
Dopo più di 300 anni l’acqua ritorna agli Horti Farnesiani, dove Gabriella Strano, architetto paesaggista e curatrice del progetto, assicura di aver ripristinato «lo scherzo degli antichi rinascimentali», quindi occhio alla sorpresa, perché le vecchie condutture sono di nuovo attive e lo scherzo è servito. (Veronica Cimmino)