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È Olafur Eliasson con il suo Sole nr. 2 la vendetta? No, è il giapponese di casa a Parigi Ryoij Ikeda. Meno famoso di Eliasson, forse, ma no per questo non capace di creare ambienti altrettanto affascinanti e immersivi. Questa è la sua mega installazione, realizzata per lo ZKM di Karlsruhe in Germania, museo fondato nel 1998 con la precisa missione di proporre l’arte classica nell’era digitale, che ha inaugurato ieri, 19 giugno. E che sta già facendo parlare di sé.
Ikeda è soprattutto un musicista, se così si può definire un autore che lavora con rumori prodotti da computer, fax, codici Morse e altre sonorità (o disturbi) tecnologici. Il suo lavoro, infatti, è definito computer music e spesso, più che Eliasson, ricorda Carsten Nicolai, specie quello della mostra realizzata qualche anno fa per Hangarbicocca. Per questa installazione intitolata micro macro, che forse più che un sole evoca Marte, si avvale di un supporto visivo che dà un corpo elettrizzante ai suoi già molto elettrici suoni.