23 giugno 2015

Esiste l’intelligenza artificiale?

 
Ormai non sembrerà più solo un modo di dire: i computer ci sostituiranno, e capteranno la verità dei testi scritti da mano umana. L'azienda che metterà a regime il software? Google ovviamente. Anzi, Google DeepMind. Un nome, un programma

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Più metti like e più il tuo “pubblico” ti likerà; più inserisci nei motori di ricerca alcune parole chiave, più la pubblicità indirizzata alle tue pagine sarà mirata; più cerchi alberghi, voli, viaggi, più in maniera nemmeno subdola il tuo computer ti svelerà suggerimenti. Ecco, ora dimenticate tutto questo, perché sembra già preistoria: al diavolo il trattamento e la raccolta dei dati, la privacy e chi più ne ha più ne metta: il fedele schermo diventa, finalmente, intelligente.
Ma non di quelle intelligenze artificiali, roba da far sorridere persino i bambini, e nemmeno quelle dei robot, comunque destinati ad incepparsi, a movimenti lenti, grotteschi: no, i computer sapranno leggere testi, valutarli, ma soprattutto trarre da essi informazioni utili.
Lo spiega la rivista Plos One, in cui il professore Giovanni Luca Ciampaglia, dell’università statunitense dell’Indiana propone un programma in grado di analizzare e confrontare i testi per accertarne la veridicità: per esempio attestare se una notizia è vera o falsa! Pensate a quanto lavoro in meno, per tutti. Le intelligenze artificiali saranno tarate, per iniziare, su tre milioni di voci di Wikipedia, e la Google DeepMind di Londra, in collaborazione con l’università di Oxford sta mettendo a punto un algoritmo in grado di leggere, comprendere un testo e, a sua volta, imparare nuove informazioni da quello che si scopre tra le righe. Per ora pare che le macchine-prototipi siano a un livello di comprensione del 60 per cento. Forse molto più di diversi esseri umani. Eppure quello che appare lampante, nella società che vuole nutrire il pianeta e dare energie alla vita, è quasi una profonda frattura temporale di simili “invenzioni”. Come se non fosse più il tempo, e come se gli anni passati – in cui si è sognato proprio questa sorta di “distopia”  con gli automi protagonisti – siano solo un lontano ricordo. Come se il mondo, insomma, fosse di nuovo altrove. E in grado di capire con un po’ di cultura se una notizia sia vera, tendenziosa, o falsa. (MB)

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