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Continua la crociata di Nan Goldin contro i Sackler, la famiglia che possiede la Purdue Pharma, società farmaceutica responsabile della produzione dell’antidolorifico oppiaceo OxyContin. Questa volta, l’artista e fotografa, insieme al suo collettivo di attivisti PAIN-Prescription Addiction Intervention Now, ha inscenato la sua protesta a Parigi, davanti al Louvre, per chiedere all’istituzione museale di non accettare più i finanziamenti provenienti dal Sackler Trust: «Non accettiamo che il Louvre si renda complice nel crimine della famiglia Sackler. Chiediamo che il Louvre cambi il nome all’ala Sackler e si impegni a rifiutare qualsiasi donazione criminale in futuro».
Il museo intitolò alla famiglia ben dodici sale del Louvre, situate nell’ala delle Antichità orientali, a seguito di una donazione di dieci milioni di franchi, nel 1997. La donazione fu effettuata l’anno successivo all’entrata in commercio del farmaco incriminato a base di ossicodone.
Goldin, che nel 2006 ha ricevuto il titolo di Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere francesi, il più alto onore della cultura francese, ha iniziato la campagna contro i Sackler nel gennaio 2018, dopo aver raccontato ad Artforum di aver sviluppato una dipendenza dall’antidolorifico, regolarmente prescrittole per curare un’artrite.
Negli Stati Uniti, i farmaci oppiacei sono ritenuti i responsabili di una vera strage. Secondo i dati dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, quasi 218mila persone sono morte per overdose legate agli oppiacei da prescrizione, tra il 1999 e il 2017. Da allora ha tenuto numerose azioni presso istituzioni culturali come il Metropolitan Museum of Art e il Solomon R. Guggenheim Museum di New York e università come Harvard e ha raggiunto anche molti risultati. Il Met ha infatti annunciato che non accetterà più donazioni da parte della famiglia di filantropi, come anche La National Portrait Gallery e la Tate Modern di Londra.
All’inizio di quest’anno, il Sackler Trust, che sostiene di aver donato oltre 75 milioni di dollari alle arti, alle scienze e all’educazione solo nel Regno Unito, ha bloccato tutte le donazioni filantropiche. Ma per Goldin non è abbastanza. L’artista non vuole solo che la famiglia smetta di lavarsi la coscienza con i propri soldi, ma anche che si dia avvio a un procedimento legale, per quantificare i danni e finanziare centri di trattamento e iniziative di sensibilizzazione. Purdue Pharma sta attualmente affrontando oltre 1600 cause intentate da Stati, contee e riserve indiane negli Stati Uniti.
E, adesso, anche la comunità medica francese ha iniziato a dare l’allarme. Il 22 giugno, novanta medici e specialisti hanno firmato una lettera pubblicata su Le Journal du Dimanche, invitando il governo ad agire contro l’immissione sul mercato francese del farmaco, attraverso società farmaceutiche e di distribuzione parallele alla Purdue Pharma.
E il Louvre? Secondo quanto sostenuto da Goldin, il museo ha tutto il diritto – e in questo caso il dovere – di revocare le designazioni delle sale ma, per il momento, tutto tace.