10 luglio 2015

Al rogo, progressisti del “gender”

 
Usiamo un titolo colorito perché Venezia, in queste ore, si è svegliata con un nuovo sindaco che – per prima cosa – ha intimato di bandire una cinquantina di titoli dalle scuole d'infanzia. Il motivo? Supporterebbero il “gender” della diversità

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Ieri la riforma della scuola è passata alla Camera. Franceschini sostiene che vi saranno diverse “nuove occasioni” per la cultura. La lega inneggia a un “giù le mani dai bambini” tanto ridicolo quanto fuori luogo. Un po’ come l’iniziativa del neosindaco di Venezia, Luigi Brugnano, che nella “Serenissima”, nei giorni scorsi, ha bandito una cinquantina di titoli dalle scuole comunali. Il motivo, e il problema? Promuovono la causa gender e l’uguaglianza. E così la laguna si è svegliata all’epoca del Nazismo, con un fuocherello acceso sui diritti civili, come promesso in campagna elettorale. 
Non ci sono state, però, l’attrice Martina Galletta, che ha lanciato una petizione su Change.org per fermare l’onda anacronistica e grottesca del primo cittadino, e anche Daria Bignardi, conduttrice, che ha pubblicato la sua versione (contro Brugnano, ovviamente) su Vanity Fair.
Il risultato è che il Sindaco ora ha ritrattato di un poco le sue condizioni, rivedendo il bando sui libri che trattano del divorzio e della disabilità. «Le cose cambiano nome per non cambiare. In Italia c’è sempre stato il terrore del diverso. Invece di scagliarsi contro i gay, oggi, si va contro la teoria del gender e si parla di genitore uno e genitore due. Cambiano i termini ma non la sostanza», ha dichiarato la paladina della causa, Galletta. Le firme raccolte, intanto, sono state più di 2mila, ma resta sempre il solito problema: qualcuno, nell’internazionale Venezia della Biennale, delle mostre, del cinema, della danza, del teatro e, quindi, della commistione di “genere” anche tra le arti, il nuovo sindaco l’avrà pure votato. E dove si era mentre si discuteva di come educare i più piccoli all’ottusità? Dimostrazione che forse la scuola, l’educazione, e anche i libri, occupano l’ultimo posto nella scala gerarchica dei discorsi del potere, e salgono alla ribalta quando devo essere tutela di pensieri sgangherati fuori dal tempo e per far presa sul pubblico più gretto dei comizi. Altro che “giù le mani dai bambini”, sarebbe più utile usarle per prendere i grandi, e dare loro un bello scossone. (MB)

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