13 luglio 2015

Che musica, la fotografia!

 

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Al “The Arles Photography Festival”, nella cittadina francese, va in scena una particolare mostra, più per musicofili che per appassionati d’arte. Si intitola “Total Records: The Great Adventure of Album Cover Photography” e traccia un bilancio di come i grandi artisti abbiano “suonato”, per certi versi, molto più incisivamente di grandi cantanti o band. In che modo? Grazie alle copertine. 
Da Man Ray che lavorò per i Rolling Stones nel 1972, già 82enne, ispirato dalla canzone Tumbling Dice, fino a Big Star che con Radio City usò un’immagine di William Eggleston o Cat Power con una cover realizzata da Emmet Gowin e, ancora, il grande Lee Friedlander che ritrasse John Coltrane e Charles Mingus per l’Atlantic Records negli anni ’60, gli esempi sono molteplici, fino ad arrivare ad uno scatto di Weegee che George Michael prese per il suo Listen without prejudice
Fotografie di “buon gusto” che finiscono per essere ornamenti di un prodotto di serie, di musica troppo leggera? Non proprio.
Tra una mancanza e un’altra, come le cover degli Smith realizzate da Paul Morrissey, e un pensiero ai nostri italiani completamente dimenticati – Luigi Ghirri in primis, che fece cover per Dalla, Carboni, Morandi e gli indimenticati CCCP, Andy Warhol per Loredana Berté e Maurizio Cattelan, autore insieme a Pierpaolo Ferrari, dell’artwork dell’album di Jovanotti Tensione Evolutiva – c’è la dimostrazione che, appunto, le immagini a volte urlano più forte delle canzoni.

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