15 luglio 2015

Grande bellezza e pochi soldi

 
al rapporto Istat presentato al Mibact esce il fatto che, investendo sul "sistema Italia", il turismo ne risentirebbe positivamente. Ma va? Ecco alcuni punti

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L’Italia, anche in questo caso, è un Paese a macchia di leopardo: ci sono distretti che l’Istat ha ribattezzato, nel suo rapporto annuale, della “Grande Bellezza”, e aree in cui scarseggia l’attenzione al turismo e alla cultura. Strano ma vero, nella penisola in cui ogni cittadina ha un museo, una sagra, una tradizione, qualcosa da sbandierare, insomma.
Il Ministro Franceschini, dal canto suo, ha ripuntato il dito sul fatto che, facendo leva sul “sistema Italia”, ancora una volta questo turismo ne sarebbe giovato.
Perdonate il cinismo ma, ancora, ci sembrano belle parole al vento: che cosa se ne fa il turista dell’Italia se il Paese non offre strutture e infrastrutture? Non è un problema del Mibact, ma molto, molto, a monte. Cosa se ne fa un turista delle meraviglie siciliane se non è possibile percorrere in tempi non biblici una distanza come quella tra Palermo e Catania? 
Anna Maria Tarantola, Presidente della RAI, che su questo tema promette una serata (probabilmente nella trasmissione “Petrolio”) chiede un censimento dei territori inespressi, per potervi lavorare sopra nel prossimo futuro. 
Il Presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, sostiene invece che sia necessario puntare sulla qualità e non sulla quantità dell’offerta turistica. E allora, in teoria, siamo punto e a capo: alcuni distretti di “Grande Bellezza” e terra bruciata intorno? 
C’è chi si è chiesto perché non sia stato messo in mezzo il cinema, come metodo di scoperta e propaganda di un’Italia “attrattore” di bellezza, ma a questo Franceschini aveva già risposto tempo fa, annunciando che le produzioni tricolore sono tornate a lavorare sul territorio grazie agli incentivi del suo Art Bonus.
Sarà, ma le cifre in chiaro – secondo la mappatura Istat, raccontano di 138 aree che godono delle potenzialità del territorio, ma che ancora non sono state valorizzate (Mezzogiorno), e altrettante che sanno valorizzare il proprio territorio senza avere grandi cose (Nord Est), 194 siti che sono predisposti al volano del turismo grazie alla natura (Appennini e isole), mentre 70 sono le grandi bellezze e 71 le periferie culturale.
E allora? Allora secondo Alleva esistono le condizioni per ottenere di più da questi sistemi locali con maggiori investimenti. Puntando sulla formazione che porta le competenze nella progettazione. Con quali investimenti? In che modo? Pubblico-privato? Quando? (MB)

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