16 settembre 2015

Musei per smuovere l’Italia

 
Sembra una battuta, e invece non lo è. Almeno non in tutto. Visto che alle presentazioni dei nuovi venti "super direttori", qualcosa è trapelato. Oltre alle battute del Premier

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La cerimonia è solenne, tant’è che inizia con un’ora di ritardo per aspettare il Premier Matteo Renzi, che vuole partecipare. Siamo al Mibact, alla presentazione ufficiale dei venti nuovi direttori dei grandi poli museali.
Ma più che per loro la vera passerella è per Renzi, appunto, e per Franceschini. 
Il Premier, candidamente, dichiara che questo è l’ultimo atto delle riforme che stanno cambiando l’aspetto dell’Italia, e a chi chiede perché il colloquio per “l’assunzione” è stato soltanto uno anziché doppio, o addirittura triplo e non si è pensato a chiedere una prova di “piani di gestione”, si risponde che non si è scelto di fare un interrogatorio come a scuola, ma di valutare sulle “competenze” e “immaginando un percorso alternativo alle normali regole della pubblica amministrazione”.
Poi c’è una novità: pare che prossimamente saranno pubblicate, per ogni museo, le classifiche dei primi tre candidati scelti, per garantire trasparenza e che – finora – sono state tenute all’oscuro per via di alcuni cambiamenti e ritiri da parte dei candidati. Ormai, anche questo, poco aggiungerà alle scelte, che Franceschini ha rimarcato essere calibrati sui grandi musei internazionali e grazie alle quali l’Italia della cultura si muoverà nel segno anche del ritorno economico, grazie alla promozione del nostro patrimonio.
Aridaje con il “petrolio culturale”, ma tant’è.  
E via anche a ribadire che la cultura è la nostra sfida e che l’Italia, in questo, può diventare il Paese più competitivo del mondo.
Fondi? Si dichiara, per esempio, che nell’assestato di Bilancio, già votato, c’è un aumento delle spese per il personale di 2,2 miliardi, ma anche la possibilità di ridimensionare – per esempio – il numero dei custodi e attrezzarsi tecnologicamente. Anche qui, insomma, sembra si opereranno tagli, anche tra il numero di amministrativi, mentre entreranno fondi per le istituzioni che operano nel restauro e nella conservazione. 
Insomma, in realtà, filtrando l’aria di trionfalismo non sembra ci si discosti tanto da quello che sono stati finora i musei interessati, e i loro predecessori (peraltro tutti caldamente ringraziati), ma come dire: “Ogni tanto l’aria va cambiata”. Tranne che per Franceschini, pare. Lo dice Renzi, in una battuta freudiana, scherzando sul direttore di Paestum, il giovane tedesco Gabriel Zuchtriegel: «Lei ci rottamerà tutti. Tranne Franceschini, che è ‘irrottamabile’».
Dunque sotto a chi tocca! Buon lavoro nuovi direttori, con o senza portafogli, ma con tante idee. Speriamo. (MB)

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