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Fino al 26 settembre la galleria Lorcan O’Neill ospiterà la mostra di Tracey Emin (Londra, 1963), “Waiting for love”.Le opere esposte, realizzate tra il 2014 e il 2015, pare vogliono suggerire lunghe e trepidanti attese d’amore.
Tracey Emin non ha mai avuto bisogno di presentazioni. Le sue opere parlano per lei.
I suoi lavori parlano della sua vita, del suo corpo e delle sua intimità. Affrontando spesso il tema della sessualità e dell’erotismo, facendo leva sull’empatia e la condivisione della propria condizione personale, l’artista britannica ha usato l’arte come terapia per superare i traumi e le difficoltà personali (gli abusi, le violenze, l’aborto) spingendo sull’acceleratore delle emozioni, e della provocazione, in una costante oscillazione tra l’esposizione mediatica e l’esplorazione intimista di se’.
Cancellando la distanza tra sfera privata e sfera pubblica ha forse contribuito a quel fenomeno più vasto di spettacolarizzato dell’arte, sovrapponendo quest’ultima alla vita in modo quasi ossessivo e attraverso le sue opere ha scandalizzato, incuriosito, disturbato, sensibilizzato e avvicinato. In ogni caso, ha fatto in modo e continua a fare in modo che si parli di lei.
Ne è passato di tempo dagli esordi, quando nel 1997, insieme a Damien Hirst, Chris Ofili, Sarah Lucas ed altri, partecipò alla mostra Sensation alla Royal Academy – che l’ha consacrata come massimo esponente di una generazione di artisti inglesi, denominati Young British Artists -proponendo l’installazione Everyone I Have Ever Slept With 1963–1995 (1995), una vera tenda da campeggio le cui parete interne vennero interamente rivestiti di nomi di persone con cui l’artista dormì assieme.
![TRACEY EMIN Crucifixion, 2014 Bronzo 25 x 17 x 7 cm, courtesy Galleria Lorcan O'neill](https://www.exibart.com/foto/96728.jpg)
D’allora qualcosa sembra cambiato e la personale romana sembra ribadirlo. La sensazione è che l’artista sia molto più incline alle suggestioni dei sentimenti e delle emozioni, come l’amore catartico.
In mostra, i tratti leggeri ed instabili degli autoritratti a gouche su carta e le più marcate linee dei spessi fili neri delle grandi tele ricamate danno vita a corpi femminili sdraiati o accovacciati, morbidi e lascivi, carichi di una voluttà, stranamente composta. L’artista esalta una femminilità pacata, quasi pudica, a cui però nega la vista dei volti, spesso cancellati, mentre gli arti sono volutamente non definiti o mutilati come si nota molto evidentemente nelle sculture e nei i bassorilievi bronzei che si alternano qui e lì nella sala centrale. A seguire, dei grandi acrilici su tela svelano degli amplessi amorosi quasi impercettibili e solo suggeriti, mentre ci accoglie all’ingresso della galleria una scritta romantica al neon, che recita: The more of you the more i love you.
L’esposizione colpisce per la costante evocazione di tematiche affettive e amorose, desideri e assenze, ribadite già dal titolo, ‘aspettando l’amore’ e si pone in netto contrasto rispetto alla contemporanea reinstallazione della scandalosa opera My Bed (1998) alla Tate Britain, un letto disfatto in cui nulla è lasciato all’immaginazione.
Rimane allora da chiederci; i contenuti provocatori, le pose sguaiate ed i riferimenti espliciti, sono solo un lontano ricordo nel lavoro dell’artista? Superate l’irrequietezza e le passate esperienze negative, la “bad girl” ha epurato per sempre le sue opere da una fisicità spinta? Ai posteri l’ardua sentenza.
Marta Leteo
Mostra visitata il 7 luglio
Dal 9 maggio al 26 settembre 2015
Tracey Emin, Waiting for love
Galleria LorcanO’Neill
Vicolo dei catinari 3, 00186, Roma
Orari: da martedì a venerdì 11:00 – 19:00
Info: mail@lorcanoneill.com / www.lorcanoneill.com