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fino al 29.IX.2002 Robert Capa – Fotografie Cagliari, Ghetto degli Ebrei
sardegna
Robert Capa ha documentato e commentato attraverso la ‘scrittura di luce’, alcuni degli avvenimenti del XX secolo. Una mostra a Cagliari ripercorre, con una selezione di 172 immagini in bianco e nero, tutte le sue campagne fotografiche…
Bello, giovane, fotografo. Endre Fridman, meglio noto con il nome accattivante di Robert Capa, rappresenta il mito del fotogiornalismo mondiale. Un nome che evoca la storia del Novecento: dalla guerra civile spagnola al D.day, dall’invasione giapponese, alle manifestazioni in piazza per le elezioni in Messico fino alla rivolta dei vietnamiti contro i coloni francesi; storia di uomini e donne, dei loro occhi rivolti al cielo, dei loro volti che raccontano la guerra, la paura, la morte.
Robert Capa, Fotografie, è una mostra che nasce dall’Aperture Fundation di New York ed itinerata in esclusiva per l’Italia dalla Fratelli Alinari di Firenze; dopo Trieste, e ancora prima Roma e Firenze, la mostra arriva a Cagliari. Una selezione di più di 170 immagini che abbracciano tutto l’operato del fotogiornalista ungherese: dalla sequenza che ritrae Trotzkji durante una lezione – realizzata da un Capa appena ventenne – fino agli scatti, gli ultimi scatti, realizzati in Indocina quella mattina del 25 maggio 1954 quando, a soli quarant’anni, Robert Bob Capa perse la vita a causa di una mina antiuomo.
Capa per primo ci ha detto quali erano le conseguenze del conflitto moderno, mostrando al mondo, come nessuno mai prima di allora, l’irrazionalità bellica, abbandonando quindi tradizioni da ‘messa in posa’ adatte a raccontare una guerra da palcoscenico – pulita e vincente – così come era apparsa all’opinione pubblica dall’invenzione della fotografia.
Il suo occhio sensibile, ma anche audace ed incisivo, filtrato da quello meccanico della sua Leica, rivolge la propria attenzione sulla gente comune e come sottolinea Richard Welan, «sebbene realizzi le sue fotografie per sostenere le cause di coloro nei quali crede, come gli antifascisti spagnoli, i cinesi, gli alleati della seconda guerra mondiale, gli ebrei durante la guerra d’indipendenza israeliana, paradossalmente testimonia la propria simpatia ad entrambe le parti in conflitto» dimostrando come tutti siano «vittime delle orrende strategie della guerra».
La mostra cagliaritana non racconta solo il Capa più conosciuto, quello rappresentato dal famosissimo miliziano colpito a morte sulla linea di Cordoba, ma anche quello delle gioie di pace, della Parigi che si diverte; di Ingrid Bergman ritratta sul set di Hitchcock; dei suoi amici: Hemingway, il regista John Huston, Matisse, fino a Picasso e Francois Gilot sulle spiagge della Costa Azzurra. Anni sereni e distesi quelli tra il ’47 e il ’53 che lo vedono impegnato con l’Agenzia Magnum, fondata insieme agli amici David Seymour, George Rodger e Henri Cartier-Bresson, fino all’ultimo reportage, quello fatale, sul delta del Fiume Rosso in Indocina.
«Per me Capa indossava l’abito di luce di un grande torero, ma non uccideva; da bravo giocatore, combatteva per se stesso e per gli altri in un turbine. La sorte ha voluto che fosse colpito all’apice della sua storia». Queste le parole di Henri Cartier-Bresson per l’amico Robert Bob Capa.
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Robert Capa. Fotografie, Fino al 29 settembre 2002, Cagliari, Ghetto degli Ebrei (Ex Caserma S. Carlo), Via Santa Croce 18, dal martedì alla domenica, orario: 10.30/13.00 – 18.00/22.00, ingresso intero € 4.00 ridotto € 2.60
comprensivo della visita al Museo delle Torri e dei Castelli di Sardegna, telefono 070 6402115, e-mail ghetto.im@libero.it Il catalogo della mostra edito da Alinari 40 €.
[exibart]