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In un vecchio saggio, intitolato Contro la Comunicazione, Mario Perniola effettuava una lunga digressione, appunto, tra informazione e comunicazione, elencando gli effetti nefasti della seconda, anche sulla Res pubblica.
Chissà se è solo un caso o se è dettato dai “tempi che corrono” che anche il Premier Renzi, così come nel caso del Ministro Franceschini per twitter, scelga Facebook per annunciare alla bell’è meglio i suoi programmi.
Oggi, per esempio, l’ha fatto per tranquillizzare rispetto a quello che si para come un vero e proprio ritorno al passato, dove il Matteo Nazionale ha calcato le orme del “padre” Berlusconi.
Nella legge di stabilità si parla infatti di case, quel bene che in Italia – contrariamente ad altri Paesi europei e non – oltre che essere inviolabile è anche questione spinosa per milioni di famiglie alle prese con mutui, prestiti e tasse.
“La norma è la stessa del 2008, con due sole differenze: noi non cambieremo idea come ha fatto Berlusconi nel 2011 che votò per rimettere l’Ici cambiandole soltanto il nome in Imu, e noi non faremo pagare il conto ai Comuni della differenza. I sindaci possono essere molto felici di questa legge di Stabilità: è pensata per loro e per i cittadini normali. Quelli che tirano avanti la carretta ogni giorno”, scrive Renzi. Una tassa sulla prima casa che vale anche per le abitazioni di lusso, e ci mancherebbe, e per le dimore storiche come ville e castelli e che diventerà, a quanto pare piuttosto cara per i possessori di più abitazioni.
Fin qui quasi tutto bene, ma la normativa che innalza la disposizione di contanti a 3mila euro (con Berlusconi il limite era 5mila, con Monti mille), è stata salutata da molti italiani come una manovra che aumenterà di nuovo nero e affini. Renzi, invece “una misura semplice, per aiutare le famiglie italiane, una misura di mezzo”. Un po’ come il Governo italiano, sulla riga di mezzeria a cercare di schivare chi va in un senso e chi in quello opposto. (MB)