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Robert Fekete (1987), rumeno, è tra i protagonisti della Scuola di Cluj, in Transilvania, un gruppo di giovani usciti dall’Università di Arte e Design di Cluj Napoca, città vivacissima e secondo polo universitario della Romania dopo Bucarest. Questi giovani talenti hanno condiviso la passione della pittura e della figurazione coltivata in una vecchia fabbrica di colori e pennelli, trasformata
in laboratorio creativo che attualmente ospita studi di artisti. Fekete debutta a Milano, in un altro ex edificio industriale, la M77 Gallery, area Caproni in via Mecenate, con oltre 30 opere di forte impatto straniante in bilico tra figurazione e astrazione.
La sue opere di varie tecniche (acrilico, vernice spray e pittura ad olio collage) e dimensioni sono il frutto dell’elaborazione di un vasto repertorio di immagini ispirate alla storia dell’arte, al cinema, alla fotografia comprendono stratificazioni, rimandi e associazioni dal simbolismo di Munch, al romanticismo di Friederich, alla drammaticità di Blake, fino ai dipinti di Winslow Homer. Le sue poetiche rimescolate si risolvono in paesaggi “spezzati”, con dettagli metafisici, in cui si inscena la sfida titanica tra la montagna e non eroi: figure di giovani ritratti di spalle o tre quarti, immobili e silenti, che incuriosirebbero Felice Casorati, forse protagonisti di un’epica fuori dalla storia in cui uomo e natura dialogano e convivono pacificamente.
Fekete è riconoscibile per un forte colorismo e in particolare per l’uso della luce, è solito infatti frazionare la scena dipinta illuminando la tela con due o più luci, e sono ricorrenti nelle sue opere paesaggi marini e montani, in cui spiccano grandi vele delle barche, stranianti, come quinte teatrali dipinte in stile pop inglese anni ’60. Questi e altri espedienti compositivi e cromatici puntano su corti circuiti visivi, dosati da inaspettati soluzioni formali, con parti in ombra e altri “disegnati” dalla luce, chiasmi dì prospettive verticali e orizzontali. Come si vede in The Waterwall 2 o The Kiss (2015), e altre opere distribuite sui due piani della galleria.
I suoi slittamenti ottico-percettivi, conferiscono ai sui paesaggi una profondità inverosimile, da esplorare con lo sguardo. Il titolo della mostra, “Moving Montains”, s’ispira una poesia di William Blake, rivisitata dal giovane artista, mescolando e attingendo da diverse fonti visive del passato senza scadere nella citazione o nostalgia. Caspar Friederich è il suo punto di riflessione di investigazione di “paesaggi” mentali dalle spazialità metafisiche d’effetto illusionistico, d’atmosfera post -romantica, da cui ha preso il soggetto dell’uomo ritratto di spalle, anche se l’anti eroe di Fekete, non sfida l’incommensurabile potenza della Natura, delle montagne o del mare, teso verso l’Assoluto. La sua tavolozza di colori forti, diluiti o netti a seconda delle scene dipinte come frames di un film senza sonoro, sprigionano un bagliore di luce diafana, simile all’aura ipnotica emanata dalle immagini proiettate dai grandi schermi nel buio di una sala cinematografica.
Il suo tratto è verosimile, strutturato da un impianto concettuale maturo per la sua età, filtrato da un richiamo al realismo magico novecentista italiano, è dotato di una sintassi espressiva raffinata,
maturata anche in seguito alla frequentazione dell’Accademia di Torino. L’autore promette bene per uso del colore e geometrie spaziali, che inscenano risonanze, giustapposizioni, evocazioni che si celano dietro ogni rappresentazione e nelle opere esposte di paesaggi la luce, di un eterno presente che in queste immagini si fa architettura visiva.
Jacqueline Ceresoli
mostra visitata il 21 settembre
Dal 22 settembre 31 ottobre 2015
Robert Fakete, Moving Mountains
Galleria M77
Via Mecenate 77, Milano
Orari: da martedì a sabato dalle 11:00 alle 19:00
Info: info@m77gallery.com