14 novembre 2015

Il fantasma di Parigi

 
Il bilancio è in aggiornamento continuo; i morti di Parigi stavolta però non sono “bersagli” come i giornalisti di Charlie Hebdo, sono “umanità”, come dichiarato da Obama – corso subito a dare spalla ai cittadini francesi. E Parigi è di nuovo un fantasma in balia della storia, come tutta l'Europa, teatro di una guerra che non è iniziata oggi

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D’un tratto la città diviene ostile: il luogo dell’umanità, dell’arte, della cultura, della socializzazione muta in una trappola per topi. D’un tratto non ci si sente sicuri nemmeno a casa propria, e agli amici che da tempo vivono nella Ville Lumière saltano i nervi, e negli occhi hanno di nuovo il 7 gennaio 2015, anche se il venerdì 13 di Parigi è già stato ribattezzato il nuovo 11 settembre. 
Ecco cos’è il terrorismo: una sensazione di oppressione, l’angoscia di essere incappati in un meccanismo che si è inceppato e che ci allontana dalla realtà così come la conosciamo, dove il “nemico” è ovunque, radicato e radicale nella sua volontà di far saltare tutto il possibile.
La lunga notte di Parigi inizia in seconda serata. Una, due, tre…sette esplosioni. I taxi non raccolgono nessuno, la metropolitana chiude alla vigilia del week end, la Tour Eiffel – più tardi – si spegnerà: è l’assedio. Fino a poche ore prima il cielo era terso, in un novembre come non lo si vedeva da tempo, primaverile. Camminando, veniva in mente una delle scene più dolci de i 400 Colpi di Truffaut, dove la famiglia di Antoine Doinel se ne va al cinema, a vedere Parigi è nostra.
Oggi, invece, di chi sarà? Non c’è rivendicazione che tenga di fronte a un fatto simile, così come non ci sono parole per raccontarlo, se non una cronaca spicciola minuto per minuto che batte sul web e nelle televisioni, nelle teorie di geopolitica.
Ma noi, cittadini comuni, e anche giornalisti che abbiamo il privilegio di poter mettere nero su bianco la nostra opinione, e dare una lettura dei fatti, cosa possiamo aggiungere a una violenza che scoppia inaudita e che martella sulle nostre vite? Le parole di conforto della politica stanotte hanno risuonato più vuote che mai, praticamente inutili. 
Risuonano, invece, nomi: Bataclan, concerto, Stadio di Francia, teatro, ristorante, Forum Les Halles. Sono i luoghi di tutti, dei turisti, dei parigini che si muovono, che rispecchiano la vivacità e i “valori” della metropoli più bella d’Europa e che ora pensa di chiudere le frontiere, come ai tempi della guerra d’Algeria. 
La nuova strategia del terrore così è perfetta e la paura, alimentata dai media, alle stelle: bombe sugli aerei, presa di ostaggi, kamikaze e kalashnikov e l’idea che l’Isis sia arrivata in Europa. 
Il Presidente Hollande ha dichiarato che la Francia sarà ferma sulle sue posizioni, e che saprà vincere contro il terrorismo. Per ora, però, siamo solo fantasmi in preda al buio e ai bordi delle nostre paure. Ma Parigi è sempre nostra. (MB) 

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