11 dicembre 2015

Dai lumi alla cripta

 
Un altro episodio di violenza sull'arte in Francia, dove il lume della conoscenza dell' "io è un altro" fa a pugni con un coscienza che sembra sempre meno disposta a vedere. Specialmente quella realtà che dovrebbe essere quotidiana

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L’anno scorso era stato l’Albero di Natale di Paul McCarthy, sotto forma di sex-toy, ad essere massacrato. Poi è stata la volta di Anish Kapoor a Versailles, con il suo Dirty Corner vandalizzato a ripetizione. Poi c’è stato venerdì 13, e la Francia si è svegliata con un glorioso Front National pronto a prendere il controllo. La sindaca Anne Hidalgo, su facebook, si era detta fiera dei parigini, di cui solo il 10 per cento degli aventi diritto al voto si è schierata con la destra, ma in Francia il tempo sembra volgere davvero al nuvoloso.
Nel mirino c’è ancora l’arte, e l’omofobia. Stavolta a Tolosa le immagini create dal fotografo Olivier Ciappa, che riprendono anche celebrità come l’attrice e modella in posa Eva Longoria per fotografie che sposano la famiglia omogenitoriale, sono state prima vandalizzate e poi rubate, probabilmente nell’ultimo atto di rimozione freudiana.
“Les Couples de la Republique” era il titolo della mostra, open air che metteva in scena la serie Les Couples Imaginaires, e pare che a distruggerla siano stati sei ragazzetti tra i 18 e i 20 anni che, interrogati, si sono dichiarati cattolici e desiderosi di protestare con “quel modello di vita”. A rubarle, invece, sarebbe stato la mano di qualcun altro, desideroso di non averle più sotto gli occhi, visto che la reinstallazione – dopo la pulizia – era prevista alcune ore fa.
La serie fu esposta nel 2013, durante il passaggio della legge che sancì i matrimoni tra persone dello stesso sesso in Francia, oggetto di manifestazioni infuocate.
La condanna è arrivata dalle autorità cittadine, ma Ciappa dopo la rabbia ha deciso, con un gesto, di rimettere tutto in gioco. Inviando via facebook tutte le immagini, per essere condivise da un pubblico sicuramente più vasto di quello di Tolosa. In attesa, forse, di rivederle in un luogo chiuso. Ma poco importa mostrare, quando c’è chi non solo non vuole guardare, ma addirittura togliere agli altri la libertà di farlo. (MB)

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