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28
dicembre 2015
Fino al 6.I.2016 Alice, CORDIS, del cuore Palazzo Pardi, Colonnella
marcheabruzzi
Quello dell’artista Alice è un viaggio, anzi un ritorno. Un percorso scandito dai battiti del cuore, da preghiere recitate con la semplicità di una nonna o di un bambino. È una strada difficile da seguire ma che, attraverso il recupero di materiali regalati dal mare e sopravvissuti al tempo, riesce a metterci in contatto con la parola simbolo del Giubileo appena inaugurato da Papa Francesco: la misericordia. La mostra “Cordis, del cuore” dell’artista Alice – al secolo Adelina Di Sabatino Di Diodoro – è stata presentata a Palazzo Pardi di Colonnella il 6 dicembre scorso, con la curatela di Alessandra Angelucci. L’intento dell’artista è quello di consegnarci un ritmo più lento, di condurci al «recupero del silenzio, della preghiera quale verbo che stilla dal sentimento del dono e del perdono». È anche cercare una risposta alla domanda «Quale tempo e quale battito vive l’uomo contemporaneo?». Questa indagine si svolge sotto l’egida di una dimensione sacra, anche se non strettamente religiosa o cattolica. Con il suo nuovo progetto Alice guida l’osservatore attraverso diverse stanze contraddistinte da altrettanti titoli, materiali e colori, ma tutte caratterizzate dalla presenza del cuore poiché, come lei stessa afferma, «esso è presente in tutti gli uomini».
La stratificazione della materia alla base di questa metafora ri-vela una percezione della lentezza della vita perché è il muro stesso, attraverso le sue crepe, a riconsegnare la nostra storia nel tempo. Alice è consapevole che, come afferma Leonard Cohen, «C’è una crepa, una crepa in ogni cosa, ma è da lì che penetra la luce». Gli interstizi sono ciò che ci fa immaginare lo spazio che c’è al di là, così come i muri che, se da una parte dividono gli uomini, dall’altra li proteggono e rappresentano uno stimolo alla ricerca. Nel caso di “Cordis”, molte delle opere composte da cemento, legno, sabbia e intonaco, sembrano emergere dalla parete che li ospita. Ciò amplifica il riferimento al concetto di misericordia che indica il farsi carico del dolore altrui, vivendolo come se ci appartenesse.
Sono la rappresentazione della Vergine, coperta di polvere d’oro zecchino, e il libro bianco, simbolo del Verbo, a dare inizio al percorso nella stanza Preghiera. Nella sala, l’artista ha voluto collocare anche dei mattoni recuperati dal crollo della volta che, un tempo, costituiva il tetto del suo studio di Mosciano Sant’Angelo, nella Chiesa di San Pietro a Borgo Spoltino. Oltre all’azzurro, all’oro, al bianco e al verde brillante, è il colore rosso, simbolo del pathos e del sangue, a dominare la scena nella stanza Battiti che precede l’esplosione di tavole, scuri, fili di ferro e pigmenti dell’ala Confessione. «Qui l’uomo si consegna a se stesso e all’altro e confessa la sua miseria, quella che poi ci unisce e ci rende simili», afferma la critica e curatrice della mostra Alessandra Angelucci, che aggiunge: «Le tavole e i sassi sono stati recuperati dal mare, mentre gli scuri appartenevano all’antica casa del nonno di Alice. Anche la porta di legno, protagonista della stanza Ritorno, risale all’Ottocento ed era l’ingresso di quella casa tanto amata che l’artista, insieme ad altri oggetti, ha salvato dalla distruzione». Nelle stanze di passaggio o interstiziali, sono degne di nota le miniature di pigmenti e sabbia, uniche a far parte di un progetto precedente – Prospettive in sequenza, 2005 – e già esposte alla Biblioteca Turgenev di Mosca. Esse testimoniano la grande attività di Alice anche all’estero, da Miami a Ginevra, da Cannes a Francoforte, fino al periodo newyorkese in cui la sua sperimentazione si è focalizzata soprattutto sull’utilizzo del colore. Un omaggio al periodo americano è simboleggiato anche dai versi di Nella sempre mutevole inquietudine nell’aria della poetessa contemporanea Jorie Graham, scelti e recitati per l’installazione sonora dalla curatrice: «Ora chiude gli occhi mentre piroetta, rimpicciolendosi,/ perché sorge il sole? Non ti scordar mai di me caro perché io/ tornerò/ libertà una traccia nell’aria della sera,/in cui s’aprono i lillà, le gonne s’alzano,/ libertà e l’occhio sanguigno avanza dolce sbandando sulla terra/gigante/ e il gatto alla soglia che non si sbaglia sul mondo,/e tiene d’occhio i posti dove prima o poi atterreranno gli uccelli». Un elogio alla natura dalla quale Alice ha sempre tratto ispirazione.
Ilenia Appicciafuoco
Dal 6 dicembre 2015 al 6 gennaio 2016
CORDIS, del cuore di Alice (al secolo Adelina Di Sabatino Di Diodoro)
Palazzo Pardi di Colonnella (TE)
Orari: 6-7-8-11-12-13-18-19-20-26-27 dicembre 2015
2-3-4-5-6 gennaio 2016 dalle ore 16,30 alle ore 19,30
Info: studioarte.alice@gmail.com / info@alessandraangelucci.it