09 gennaio 2016

Turismo, Isis e spari. Ancora

 
Guarda caso ancora l'Egitto. Guarda caso ancora addosso al turismo. L'Isis colpisce un albergo al grido di "Allah Ukbar". Ma la confusione, anche stavolta, regna sovrana. E la ricchezza scappa.

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A Bruxelles pare sia previsto un attentato per il prossimo 15 gennaio. E come si sventerà? A Philadelphia un folle spara a un poliziotto al grido “Sono dell’Isis”. In Egitto, a farne di nuovo le spese, sono i turisti di Hurgada, una delle più rinomate località del Mar Rosso. Vorremmo smetterne di parlarne, almeno per un giorno, ma ci sembra impossibile. 
Il vortice scuro di uno Stato che ormai non è nemmeno più definibile “islamico” ma solamente legato alla volontà di spargere paura da un capo all’altro del mondo, sembra non darci tregua.
Confondendo, sempre di più, le acque. Le notizie che arrivano, poi, sono frammentate: dall’Egitto c’è chi parla di aggressione dal mare, chi da un vicino ristorante, chi di cintura esplosiva, chi solo di armi da taglio: fatto sta che un “cattivo” è morto, e un altro ferito insieme a tre turisti. 
E come mai il governo ha cercato di minimizzare la portata dell’attacco? Perché l’Egitto, che vive in gran parte di turismo, la fa semplice nonostante il leader Muhammad Mursi, abbia messo la sicurezza in testa alle priorità del governo? Qual è la linea politica che si sta delineando, di nuovo, in questi giorni? E quando, soprattutto, si darà una tregua al fuoco, e con quali armi, viene da dire? (MB)

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