18 gennaio 2016

Gli accordi e le stragi

 
Due fatti, opposti ma entrambi violenti. Da un lato l'Iran che giura agli Stati Uniti di non mettere mano sul nucleare, dall'altro la Siria insanguinata dall'Isis, per la supremazia dell'oro nero

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Ci sono due episodi che nelle ultime ore hanno tenuto banco e che, di nuovo delineano uno strano nuovo assetto. L’Iran ha trovato un accordo con gli Stati Uniti sul nucleare o meglio, gli Stati Uniti hanno imposto condizioni che – da oggi in poi, se rispettate – metteranno in una nuova luce il Paese del Medioriente, che non dovrà “barare” sulla sua potenza nucleare, pena un attacco da parte degli USA. Uno strano disgelo, insomma, che accompagnerà quindi un “riassetto” da parte degli stati “amici” e non dell’Europa e dell’Occidente. Sull’altro versante, sempre per un’arma – come è in effetti il petrolio – lo Stato Islamico ha messo a segno uno dei più atroci crimini degli ultimi anni: nella regione di Deir Ezzor pare che le vittime dell’ultimo attacco contro i civili siano circa 300 e 400 siano gli ostaggi: una carneficina ai danni della popolazione di un villaggio nell’area più ricca di giacimenti petroliferi che Assad vorrebbe per un ritorno all’indipendenza energetica del regime, che oggi compra il greggio dal Califfato, che raccoglie qualcosa come 300 milioni di dollari all’anno da questo commercio.
E visto che, gli attacchi di Stati Uniti e Russia sono stati proprio su questa regione di confine tra Iraq e Siria, ecco la rappresaglia sulle vite umane, a dire chiaramente “Lontani dalla nostra fonte di vita”. E così, la vita, cambia di valore e di valuta. E il gioco dei pugni di ferro continuano, specialmente quando si tratta di “neutralizzare” il nemico. Con i coltelli o le sanzioni. (MB)

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