26 gennaio 2016

Teatro 1 – Calcio 0

 
Possiamo dire di essere fieri del risultato, e non per mancata tifoseria. Ma perché non c'è nulla che restituisce più dignità ad una città che la sua vita culturale. E Milano, stavolta vince

di

25mila abbonamenti, di cui il 35 per cento sottoscritti da giovani under 26. Milano stavolta, con il suo Piccolo Teatro, batte le tessere delle squadre cittadine di Inter e Milan, con un record assoluto.
Ma anche il Teatro di Roma registra un 50 per cento in più di abbonamenti, sottoscritti in uno dei periodi più neri della Capitale. Un bel segnale, insomma, sintomo che nella precarietà forse – noi ne siamo convinti – l’arte possa aiutare ad uscire un po’ dal seminato del quotidiano piuttosto grigio. 
La bella fotografia rischia però di essere sfuocata a causa dei soldi che lo stato destina a queste strutture: solo lo 0,19 per cento del Pil, quando invece spettacoli, musica, cinema, danza e teatro ne producono oltre il 2 per cento, stando ai sondaggi usciti negli scorsi giorni da Italia Creativa. Poco importa, insomma, se il Mibact con la Conferenza Unificata ha portato alcune importanti modifiche alla riforma dei criteri di distribuzione dei contributi entrata in vigore lo scorso anno (e di cui il Piccolo di Milano è protagonista, come vi abbiamo raccontato).
E se Cutaia ha rassicurato sulla triennalizzazione della cifra del contributo, sull’allargamento dei partner per le coproduzioni messa a disposizione dei teatri (leggi soggetti privati) e sul cambiamento dei parametri per l’assegnazione dei fondi alla fine del prossimo anno (2017), ancora una volta viene da dire che il riscatto della cultura sia già avvenuto, in barba a leggi, leggine, tabelle e commi.
E Milano, così, dopo la pessima figura della Regione, alza la testa su una questione cara, dimostrando che anche stavolta l’Italia in genere – quella dei cittadini – sa bene dove andare a guardare. E anche a spendere. (MB)

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