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Lo studio è stato fatto da Libreriamo, ripubblicato su Ansa, su un campione di mille e 500 persone tra i 20 e i 65 anni. In questo periodo di lotte per le Unioni Civili, di incontri online e di un’affettività che cambia, quel che resta un punto fermo è la cultura. Che vuol dire? Che se tra due partner ci sarà un interesse comune legato all’arte, al cinema, al teatro, alla letteratura, a un aspetto culturale della vita, la garanzia di un rapporto migliore è quasi assicurata.
Un partner culturalmente poco attivo, infatti, per una donna su 2 porta al disinnamoramento, alla noia e, per il 13 per cento, anche alla rabbia.
Gli uomini, invece, provano delusione (22 per cento) o restano del tutto indifferenti (20 per cento).
E il 59 per cento del gentil sesso intervistato ammette che, con presupposti culturali mancanti, la coppia può anche scoppiare.
Insomma, si tratterebbe di una questione imprescindibile, che in oltre il 30 per cento dei casi monitorati provoca conflitti e tensioni se queste iniziative da condividere vengono a mancare.
Infatti, un numero altissimo di donne (il 66 per cento) lamenta come il difetto peggiore del proprio partner la mancanza di interesse per la cultura, mentre agli uomini pare la cosa interessi ben poco (21 per cento).
Fatto sta che tra problemi dichiarati di “noia”, “rigidità”, “poca capacità di stupire”, “poca intraprendenza”, per il 43 per cento del totale vedere un quadro, un concerto o un’opera, vale più di un afrodisiaco.