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Lui la chiama “auto elastic exploration”. E lui è l’artista inglese Chris Labrooy, più designer che artista, che prima di tutto esplora il mondo e le possibilità 3d, ma anche le soluzioni aperte dall’uso della tecnica CGI (letteralmente: Computer Generated Imagery), applicazione della computer grafica.
Nasce così l’ultima serie di queste installazioni che hanno per protagonista le auto e la loro “elasticità”, in omaggio a Tokyo, città che di auto ne ha parecchie, ma che per stessa ammissione di Labrooy, si ispirano molto anche alla Nagakin Capsule Tower, l’edificio di Tokyo, quello con le stanze-loculo per intenderci, costruito dall’architetto Kisho Kurakawa negli anni Settanta.
Evidentemente le auto in aria, a volte incastrate l’una nell’altra e in equilibrio precario tutte insieme, vanno forte in Oriente. Anni fa l’artista cinese Cai Guo Qiang realizzò un’installazione un po’ simile, con contorno di luci ed effetti speciali.