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Ora che i collezionisti sono diventati più cauti, che gli hedge fund latitano dalle aste e che il mercato dell’arte sembra essersi raffreddato, ci sono dei settori che potrebbero fare al caso di chi cerca di comprare senza spendere un patrimonio.
Il medium più in vista del momento è il disegno. Il segnale? Dominique Lévy, il grande gallerista newyorchese, che apre una grande mostra di disegni dal 1960. Con 69 opere distribuite su due piani dello spazio espositivo di Madison Avenue, la mostra include opere d’arte di alcuni dei giganti del ventesimo secolo, come Roy Lichtenstein, Ellsworth Kelly e Jasper Johns. Ma questi disegni non sono degli schizzi abbozzati, sono delle vere e proprie opere finite con prezzi minori delle opere degli stessi autori realizzate in diverse tecniche, ma sicuramente con uno stesso valore storico artistico. Ne è un esempio il caso del disegno in grafite e acquerello di un dollaro di Andy Warhol in mostra, che è in vendita per appena al di sopra 6 milioni di dollari, cifra molto inferiore agli 8,8 milioni spesi per una serigrafia dello stesso soggetto, certamente più grande, ma realizzata molto più tardi, da Christie’s a New York lo scorso anno.
«Per molti anni, il pensiero generale a torto, è stato che i disegni erano semplicemente uno studio preparatorio per qualcosa», ha detto Dominique Lévy, «Poi, nel 1960, gli artisti sono stati costretti a fare il lavoro su carta non solo come studi, ma come test, o esperimenti; era tutta una avventura nuova». ma nemmeno allora lo stigma del disegno come opera minore non è stato eliminato. La fretta con cui viene realizzato, la dimensione, spesso più piccola delle opere dipinte, che non punta alla meraviglia, ma ad una dimensione più intima, questi spesso i fattori che hanno fatto sottostimare le opere su carta. Se questi valori hanno mantenuto il mercato dei disegni nell’oscurità fino ad oggi, ora che le risorse sono diminuite e che la ricerca degli status symbol si è esaurita, potremmo assistere ad un momento favorevole per un riscatto dei disegni. (Roberta Pucci)