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La mente di Thomas Braida sembra produrre immagini su immagini con un ritmo assolutamente frenetico, se non febbricitante, come una di quelle macchine che sparano palline da tennis. E ce lo mostra la sua prima, bulimica, personale da Monitor, le cui pareti sono in questi giorni invase dagli incubi di Braida (e in particolare una parete allestita fittamente come quadreria ottocentesca). È un’idea romantica, e un poco ruffiana forse, che si vuole trasmettere, di pittore brillante e maudit, dalla creatività inesauribile esercitata con sprezzatura, quasi come se niente fosse (effetto amplificato dalla scelta di esporre dei quaderni fitti di disegni e collage, forse spunti mai sviluppati in opera, forse essi stessi piccole opere).
Appartenendo le immagini di Braida al mondo della visionarietà e dell’inconscio, e spesso tinte di toni cupi, misteriosi e dark (è un tripudio di mostriciattoli, teschi, creature mitologiche, insidie nascoste), è chiaro che i suoi modelli di riferimento siano da cercare in un certo tipo di pittori (e di pittura). Si tratta di una pittura coltissima e compiaciuta, nella quale individuiamo brani, più o meno digeriti, di pittori moderni e barocchi, come di maestri dell’ultimo secolo: ovviamente tra i preferiti di Braida, perché più affini al suo gusto, troviamo ad esempio Salvator Rosa, James Ensor, Arnold Böcklin, Lovis Corinth, Scipione, ma la lista potrebbe essere molto più lunga.
Alcuni degli ultimi lavori del pittore friulano, però, sembrano abbandonare parzialmente le atmosfere fantastiche per introdurre nuovi soggetti inerenti storia e attualità (seppure sempre affrontati da un punto di vista fantastico), e si veda per esempio, tra gli altri, La guerra del grano, ambizioso pastiche realista al sapore di muralismo messicano, oppure la Natura morta tra Tigri e Eufrate.
Novità assoluta è il primo tentativo del pittore di confrontarsi con una pittura monumentale e ambiziosa, in Pietà enorme, ove citazioni dalle deposizioni di Pontormo e di Rembrandt si mescolano con riferimenti, forse un poco forzati, alla società attuale. Ma Braida non sembra a suo agio sulla superficie immensa di 3 per 4 metri su cui si distende l’opera – come anche sui grandi formati in generale – e si muove assai più convincente e sicuro nelle tele più piccole – dove riesce a trasformare la sua pennellata grassa e pastosa in affollamenti di piccole figure o in nature morte – oppure nelle zone di paesaggio dove può giocare con fronde e effetti di luce e ombra (vedi per esempio Hercules versus c.Rex).
Mario Finazzi
mostra visitata il 6 febbraio
Dal 6 febbraio al 12 marzo 2016
Thomas Braida. Solo Show
Monitor Gallery
Via Sforza Cesarini, 43/44 – 00186 Roma
Orari: da martedì a sabato dalle 13.00 alle 19.00
Info: www.monitoronline.org, monitor@monitoronline.org