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È stato uno degli artisti più anomali, eccentrici (nel senso etimologico) che la storia dell’arte ricordi. Volontario nella Usa Air Force, si iscrive poi a una scuola d’arte e poi alla molto liberal New School for Social Research di New York. Poi lavora in alcuni musei: custode, addetto all’ascensore e altre mansioni low profile. Finalmente l’incontro con la luce, di cui diventa l’indiscusso, e anche qui anomalo, scultore. Quasi un controsenso: luce e scultura. Ma per Dan Flavin no, è un incontro possibile. Ed estremamente virtuoso.
Ma mai lui, che pure ha costellato il globo delle sue “Stanze di luce”, titolo di una bellissima retrospettiva ospitata anni fa a Villa Panza di Varese, avrebbe immaginato che sarebbe diventato molto pop come sfondo per i selfie. Sì, Dan Flavin oggi è amatissimo per scattarsi le foto ricordo. Chissà come l’avrebbe presa. Forse un irregolare come lui, anche bene.