Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Il dialogo tra le due culture può essere impostato sul piano educativo dalle scuole di formazione artistica tra Europa e Paesi Arabi. Le linee generali di questo progetto seguono un tracciato che non tralascia le singole identità in favore di una generica idea di globalizzazione bensì colgono quei fattori coestensivi della ricerca artistica quali strumenti di raccordo tra le culture.
A questo proposito si è tenuto recentemente il convegno “Al di là del mare”, organizzato dall’Accademia di Belle Arti di Palermo. Articolato tra le sedi dei Cantieri Culturali della Zisa e lo storico Palazzo Fernandez, il convegno ha visto avvicendarsi voci e saperi dalle istituzioni omologhe dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, soprattutto intorno al tema della cultura artistica come vettore di dialogo e di pace. Il linguaggio degli artisti marocchini da contemporanei, ha spiegato Abderrahman Tenkoul dell’università Ibn Tofäil, si muove dalla figura etnico–decorativa all’astrazione materico verso un dialogo con l’arte contemporanea europea. La convergenza con un mondo culturale prossimale, sia quello dei popoli di lingua araba sia quelli europei, potrebbe avvenire solo elaborando un comune terreno creativo che mette in secondo piano la tipicità per promuovere le similitudini. L’idea di confine sarebbe rivista come luogo di scambio più che come oggetto che separa. Rinunciare ai caratteri topici che esaltano la difesa e il mantenimento delle identità a tutti i costi sono spesso i prodromi dell’ostilità, di qui l’idea di nemico quale alterità minacciosa.
A proposito di questo concetto di alterità s’è citato spesso il termine “barbaro” per indicare l’altro da sé che, da un punto di vista etnico–antropologico, spinge al fanatismo patriottico e all’aggressione preventiva.L’analisi di questi fenomeni è imprescindibile dalla storia del mondo Arabo, come ha ricordato François Zabbal, storico e filosofo dell’Istituto del mondo arabo di Parigi e caporedattore della rivista “Quantara”, che ha considerato per molto tempo il suo mare più l’Oceano Indiano che il Mediterraneo. Questo “mondo arabo” rileva l’importanza di città come Baghdad piuttosto che Cordova e Istanbul nella successione dell’impero sassanide, romano e bizantino. E queste considerazioni ridimensionano l’importanza del Mare Nostro se non nell’attuale emergenza della migrazione. Il mare mediterraneo quale ponte tra Europa e Africa è un concetto che acquista importanza ogni qual volta si presenta il problema degli spostamenti, ma diventa subito un vallo difensivo quando l’Europa si misura con la turbolenza dei governi del Nord Africa. Su questo tema si muove l’analisi del post primavera araba. Dal Graffitismo al Rep, ossia una sorta di hip hop nordafricano i cui messaggi di rivolta sono diventati slogan di propaganda post ideologica.
Se la prima giornata si è incentrata sulla considerazione di Edgard Morin di un Mediterraneo: “macchina che produce civiltà”, nella seconda giornata si è cercato di individuare quali potessero essere le forze in campo per costruire un dialogo basato sulla formazione artistico–culturale, le scuole egiziane, marocchine, tunisine e turche si sono presentate con i loro programmi da condividere con gli omologhi del nord del Mediterraneo, Grecia, Spagna e persino Lettonia. L’invito è stato uno dei temi focali del convegno, come sottolineato anche da Maria Rosa Mancuso, delegata per le relazioni internazionali. Il campo d’azione si è spostato sulla capacità progettuale,dove gruppi di docenti e studenti, guidati dal direttore dell’Accademia Mario Zito, hanno proposto obiettivi e strategie di contatto e collaborazione senza perdere di vista un’idea di sviluppo di un linguaggio condiviso tramite la creazione di un network d’istituti di belle arti. Questa piattaforma, materialmente fondata su contatti reali fra realtà didattico–formative è stata effettivamente avviata anche in previsione del ruolo che la città di Palermo andrà ad assumere con Manifesta nel 2018. L’arte è stata identificata quale strumento di ricerca e definizione del luogo dell’incontro e di produzione d’idee e forme, non è un caso, infatti, che il convegno sia terminato con una visita alla Palermo arabo–normanna uno stile architettonico nato dalla fusione culturale.
Marcello Carriero