21 aprile 2016

Ma che coraggio!

 
Torniamo su un fatto che ha del surreale: vi ricordate le stragi norvegesi del 2011, dove morirono dozzine di giovani? Bene, oggi all'autore del crimine è stato riconosciuto quello che un tribunale del Paese scandinavo ha definito come "trattamento inumano". Forse perché da quelle parti non si conosce il termine di simile parola, mentre qualcos'altro di inumano affiora?

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Sarà che è un cittadino norvegese, per cui nonostante abbia ucciso 69 giovani in una sparatoria, e altre 8 persone in un attentato a Oslo, va trattato con i guanti. O forse sarà che le rivendicazioni di Anders Behring Breivik, l’autore dei massacri norvegesi del luglio 2011, ha colpito con una parola: “trattamento inumano”. Ecco perché un tribunale gli ha dato ragione, nella causa che l’estremista ha intentato contro lo Stato.
Breivik, che si è beccato 21 anni e mica l’ergastolo (il massimo della pena nel Paese) sarebbe stato isolato per questi 5 anni, ma ha potuto mantenere la corrispondenza, nonostante l’autore della strage abbia dichiarato che durante questo periodo anche le lettere con i suoi simpatizzanti gli erano state negate. E anche se fosse stato, ci spiace per il povero Breivik, non sarebbe andata poi così male. Già, perché il signore non solo voleva decapitare il premier norvegese e piazzare una bomba al governo, ma in aula aveva dichiarato che le sue azioni sono “crudeli ma necessarie”. 
Un po’ come è “crudele ma necessario” il numero di migranti massimo che sono disposti ad accettare i Paesi del Nord Europa, giusto? A quanto pare – almeno in questo caso – si sono invece dimostrati molto preoccupati nella tutela di un loro illustre concittadino, che dell’emergenza, della diversità, dell’integrazione, di un mondo globale se proprio vogliamo spararla grossa, ha ben chiaro che fare. (MB)

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