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La prima foto se l’è scattata quando era una ragazzina. Era arrabbiata con il padre, si è spogliata, ha preso una corda, si è legata a un mobile in una strana posa, ha scattato e ha mandato la foto al padre.
Ora Polly Penrose, inglese, è una fotografa a tutti gli effetti. Fa ancora autoscatti, in genere nuda, in posizioni precarie al limite del possibile, dando una grande risalto all’ambiente dove si trova. «Le mie fotografie sono conversazioni tra me e l’ambiente», afferma. Ricorda un’altra fotografa, che si ritraeva quasi sempre nuda e in profonda “conversazione” con stanze dalle pareti un po’ sbreccate, Francesca Woodman. Ma lei era molto più drammatica. Polly no, ha un che di ironico, con quel corpo che sembra, più che in conversazione, capitato per sbaglio in quel luogo. Un vero corpo estraneo, e molto surreale.
A maggio è in mostra alla Hoxton gallery di Londra