Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Hermann Nitsch? Mansueto e inoffensivo, con i suoi animali morti buttati sui corpi vivi dei performer per forza, simbolicamente squartati e sbudellati a dovere. Beh, sì le performance di Nitsch magari sono disturbanti, ma La Tomatina, la festa che dal 1945 si tiene nella città valenziana di Buñol, in Spagna, forse è peggio.
Migliaia di persone che fanno a botte, si tuffano, si spiaccicano addosso, ne fanno insomma di tutti i colori con tonnellate di pomodori. È un appuntamento particolarmente popolare, che richiama gente da tutta Europa che, evidentemente, una volta all’anno si può permettere di rotolarsi come animali tra pozzanghere di pomodoro e sputacchiarsi addosso effluvi rossi. L’effetto è un po’ a metà tra le performance del vecchio Nitsch e Profondo rosso di Dario Argento.
magari è esattamente il contrario, no? è nitsch che scimmiotta (perché continua imperterrito a gestire il suo business), queste antiche forme di ritualità dionisiaca e apotropaica che nascevano spontaneamente dal popolo (semel in anno…), cui si ispira anche la tomatina (a ivrea lo fanno con le arance). tomatina che tra le altre cose è di quasi un ventennio più antica delle sceneggiate farlocche dell’aktionismus, futili e artificiosi spettacolini per autocompiaciute élites… o mi sbaglio? dario argento c’entra come uno che passava di lì per caso. si fa per dire, però… 🙂