Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
14
settembre 2016
La grande economia. Sommersa
Il fatto
Spesso ne abbiamo parlato rispetto al mercato dell'arte contemporanea: fiscalità elevatissime, diritto di seguito, pochi aiuti dal pubblico e chi più ne ha più ne metta, e così - in tanti casi - vince l'economia sommersa. Ma che fare se questo "nero" è, in totale, quasi il 13 per cento del Pil italiano?
di redazione
Economia sommersa, attività illegali, ovvero un fatturato di 206 miliardi di euro. Ovvero il 12,9 per cento del PIL italiano. Ovvero una bella cifretta, messa in chiaro dall’Istat e con un trend in crescita nell’ultimo triennio. Vuoi vedere, così, che gli sgravi annunciati e messi nero su bianco dal Governo sono armi a doppio taglio?
Dall’istituto di statistica, dove è stata presentata la ricerca, si parla di mettere in atto “politiche di contrasto”, anche se prima di tutto – secondo il direttore della contabilità nazionale dell’Istat, Gian Paolo Oneto, va innanzitutto studiato il funzionamento dell’economia illegale. Che non tratta certamente solo di contrabbando, o di frodi, anzi, ma coinvolge fior fiori di settori produttivi. E potremmo osare dire non solo privati. Quel che è certo, in realtà, è che nella terra della grande evasione fiscale non ci sono dubbi che il sommerso rappresenti una ricchezza, il più – appunto – sarebbe riuscire a trovare non tanto una strategia per arginarla, quanto per inglobarla nell’economia senza far male ai produttori, ribadiamolo, non illegali, ma che magari operano in condizioni “oscure” per sopperire alle mancanze di tutela, a una tassazione folle, alla mancanza di diritti. Che poi come avvenga la produzione, come si trasferisca sul consumo, nella relazione tra le imprese, e negli investimenti, forse qualcuno potrà arrivare a spiegarlo molto semplicemente. Basterebbe trovare qualche condizione per poterlo fare. (MB)