03 ottobre 2016

Fuori tutti!

 
L'Ungheria al voto sulle quote migranti, con il Premier Viktor Orban che annuncia un Paese senza ingressi di "espatriati". E anche se non c'è il quorum c'è un altro tassello di un'Europa non vicina e non unita, che contagia con la sua "piccolezza". Anche geografica

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Cara Ungheria, 
Hai poco più di nove milioni di abitanti, e la tua lingua è diffusa in questa proporzione: nove milioni su sette miliardi di abitanti del mondo. L’84 per cento dei tuoi abitanti, nel 2003, invece votò per entrare in Europa. 
Chissà che si aspettavano da questa Europa che è, poi, una “comunità”. Una comunità, lo dice la parola, è l’unione di un gruppo di individui che coabitano lo stesso territorio, che magari hanno anche deciso di mettersi insieme per rafforzarsi – come è successo all’Europa, appunto.
Il risultato fallimentare di queste intenzioni, però, è sotto gli occhi di tutti: chi cerca di scappare, chi cerca di barricarsi in casa, chi non vuole commistioni di razze e religioni nei territori della propria patria. Sarà un caso, appunto, che in Europa navigano a gonfie vele i partiti xenofobi di destra che indicano la nuova strada con un vecchio adagio, ovvero “Europa alle patrie”.
Cara Ungheria, tu sei tra questi, come la Gran Bretagna che schifa l’Unione ma non gli accordi commerciali, quelli non li schifa nessuno, mai. 
Cara Ungheria che hai costruito il muro di filo spinato al confine con la Serbia e hai anche indetto un referendum per dire “No” alle quote europee sui migranti, pensa un poco al tuo passato, e prova a pensare che – in qualche sciagurata ipotesi – qualche stato vicino a te, oppure lontano, potrebbe pensare la stessa cosa: “Ungheresi? Fuori dalle palle!” 
In fin dei conti è proprio questa l’idea basica delle teorie di Orban, come di molti altri politici, che tradotta in soldoni vuol dire: noi in Eritrea, in Somalia, in Egitto, in Libia o da qualche parte qui e là a importare un po’ di roba o a piantare le nostre aziende per avere manodopera sottocosto possiamo andare, loro qui a “rubarci” lavoro no. E infatti non ci rubano nulla, perché stanno seduti sulle panchine, sdraiati nei parchi, si accapigliano per un pasto. Restano rifiutati della società, per ora, anche senza fili spinati che li tengano fuori dai confini. 
Cara Ungheria, piccolo stato che non raggiungi il quorum (ma il 98 per cento dei votanti è contro gli immigrati) tienili stretti i tuoi domìni allora, che di doman non v’è certezza e al posto di qualcuno potresti esserci tu, strapazzata tra la voglia di scappare al di là della sudditanza. Verrebbe da dire “Grazie per la collaborazione, faremo a meno del tuo aiuto”, ma è altresì vero che la posizione strategica del tuo territorio – circondato da altrettanti stati poco inclini all’accoglienza -sarà un perfetto impiccio per i flussi migratori, bloccati così da una parte e dall’altra. (MB)

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